lunedì 29 maggio 2017

CINQUE STELLE (NON) FANNO CLIC di Piemme

  Sempre più deluso dai 5 stelle
[ 29 maggio 2017 ]

Gli iscritti alla piattaforma del Movimento 5 Stelle sono 135.000.
Sulla proposta di leggete elettorale s/proporzionale alla tedesca (la nostra critica QUI e QUIhanno votato 29.005 iscritti. Si sono insomma "scomodati" di fare CLIC dal loro dispositivo elettronico (computer, tablet o smartphone) solo il 21,5% degli aventi diritto. Di questi 27.473 hanno votato Sì e 1.532 hanno votato No.

La cosa colpisce, e sotto diversi profili.

(1) Un più che modesto (per usare un eufemismo) 20% degli iscritti al M5S ha quindi confermato la sciagurata decisione del Comitato Centrale pentastellato.
A scanso di equivoci: ogni partito o movimento ha il diritto di stabilire con quali modalità adottare le proprie sovrane decisioni. E però... 
Che una legge da cui dipende in gran parte l'architettura istituzionale di un Paese, venga convalidata da una minuscola minoranza del 20% dovrebbe far saltare sulla sedia ogni sincero democratico. Se questo è il modello di democrazia diretta c'è da mettersi le mani nei capelli.

(2) E' grave, anzi inquietante, che gli iscritti siano stati chiamati al voto per esprimersi su una proposta unica. Questa non è vera democrazia. Democrazia è esprimersi tra diverse tesi. Chiamare al voto su una sola tesi si chiama plebiscito. Sotto le mentite spoglie della "democrazia diretta" abbiamo quella che i giuristi chiamano "democrazia plebiscitaria"

(3) Questa "democrazia plebiscitaria" spiega l'altissima percentuale di astensioni al voto (in pratica l'80%). Forse ci sbagliamo, ma il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini pentastellati non si sia nemmeno degnata di fare CLIC, è indice di uno scontento crescente verso questi metodi plebiscitari e autoritari.

Beppe Grillo, nel suo editoriale di ieri (LEGGE ELETTORALE E VOTO ANTICIPATO: LE CONDIZIONI DI M5S), non solo non sembra minimamente curarsi dei sintomi evidenti del male che affligge il suo movimento, insiste nella bugia secondo cui lo s/proporzionale tedesco
«... con soglia di sbarramento al 5% ed eventuali correttivi, costituzionalmente legittimi, per garantire una maggiore governabilità ... È una legge elettorale costituzionale, la prima ad esserlo dopo la vergogna del Porcellum e dopo il pastrocchio dell'Italicum che è stato stroncato dalla Consulta»
A parte l'accettazione del dogma che assilla l'establishment, quello della governabilità, qui si affermano TRE bugie in una. 

(1) Con uno sbarramento al 5% il sistema tedesco non è affatto proporzionale e di fatto implica un grosso premio in seggi al primo partito. Basta solo vedere quanto accaduto in Germania alle ultime elezioni. Non è un caso che trovi d'accordo Berlusconi, Salvini e Renzi...

(2) Per questo il sistema elettorale tedesco, coerente con la Costituzione ordoliberista tedesca, cozza frontalmente con la Costituzione italiana, che fa del principio della rappresentanza la sua stella polare e non invece quello della "governabilità" 

(3) Che il modello tedesco, ove fosse adottato, sia "la prima legge elettorale costituzionale" è un'affermazione grave perché falsa. Occorre proprio avere la memoria corta per dimenticare che fino al 1994 gli italiani hanno votato con un sistema proporzionale puro e che la maledetta "Seconda repubblica" nacque di fatto con il famigerato referendum Segni del 18 aprile 1993 che, in ossequio al dogma della "governabilità", abolì il meccanismo proporzionale. Cosa accadde nelle elezioni del 1994 è noto: vinse Berlusconi.

Chi ha memoria corta non va molto lontano...

Fonte http://sollevazione.blogspot.it

mercoledì 24 maggio 2017

Parole vere per una società sana, equa, solidale

Fonte http://www.mauroscardovelli.it
Le parole vere ci sono. Cominciamo ad usare le parole in modo corretto per creare una società, interna ed esterna, più giusta.
Oggi viviamo in cachistocrazia, cioè nel governo dei peggiori (internamente ed esternamente), non in democrazia. I migliori sono coloro che sono dediti alla verità, al bene, alla giustizia, alla libertà. Alla libertà di tutti dal bisogno e alla libertà di tutti nel realizzare se stessi e i propri talenti. I migliori sono coloro che si prendono cura delle sorti della comunità umana, cioè del vivere guidato dalla legge del dono reciproco.
La democrazia presuppone una crescente consapevolezza diffusa tra i membri della comunità, la formazione libera e informata della loro volontà. E quindi con il tempo la vera democrazia porta alla scelta dei governanti migliori. Oggi non è il popolo “sovrano” che influisce sulla scelta dei governanti e sulle scelte dei governi, ma sono le èlite internazionali della finanza, cioè coloro che hanno a cuore non le comunità umane, ma la loro distruzione, al fini di speculare sulle loro disgrazie.
 
L’internazionalismo, l’apertura dei confini, oggi ritenuto universalmente un valore, è una ottima cosa o è una pessima cosa (qui putroppo non disponiamo di due parole diverse). E’ ottimo l’internazionalismo dei popoli, delle culture, delle scienze, delle arti. E’ pessimo l’internazionalismo dei capitali, della finanza, della speculazione. E pessimo anche l’internazionalismo delle merci, se è guidato dalla competizione senza regole che proteggano i paesi più deboli, o, ancora peggio, se le regole ci sono, ma a tutto vantaggio dei più forti.
Nessuna comunità internazionale può formarsi in questo modo, se non c’è solidarietà, se i paesi più forti non aiutano quelli più deboli. Parlare di economia internazionale in tal caso è fare uso scorretto e manipolativo della parola economia, che etimologicamente significa cura della casa, dell’ambiente in cui viviamo, della comunità, per il benessere di tutti. La parola giusta è guerra, non economia, guerra portata avanti con altri mezzi rispetto alle armi.

La parola economia, una delle più ricorrenti nel lessico della politica, in realtà viene quasi sempre utilizzata in modo falso. Non di economia si tratta, ma di crematistica, coè l’attività non diretta a creare i beni utili e necessari, ma diretta a fare soldi con i soldi, cioè dal nulla. Un’attività priva di ogni senso, se per senso intendiamo il perseguimento del vero, del bene, del giusto, del bello. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la ricchezza mondiale si accentra in un numero sempre più ristretto di persone. Tutti gli altri si impoveriscono.
La parola politica è altra parola che merita la massima attenzione. L’uso che ne viene fatto è totalmente scorretto. Politica significa governare la polis per il bene della polis stessa, cioè della comunità che risiede su un territorio. Ma significa anche contribuire al bene della polis come cittadini. Non significa affatto perseguire i propri interessi particolari a scapito della comunità. Per dire questo c’è un’altra parola diponibile: affarismo, che è la versione peggiorativa del fare affari.

La parola comunità ha seguto una sorte anche peggiore. Non viene più usata nel linguaggio mainstream. O viene usata solo per generare una sorte di allergia o rifiuto incondizionato: comunità uguale comunismo, comunismo uguale oppressione. Viva la libertà. Viva la libertà da ogni legame. A questo tipo di libertà Aristotele assegnava un altro nome: schiavitù. Schiavi sono coloro che non hanno legami, nè con il territorio, né con altre persone, e possono essere utilizzate come merci. E’ questa la fine che vogliamo fare?
Veramente libere sono le persone che hanno tanti legami, tante relazioni segnificative, basate non sullo sfruttamento, ma sul dono reciproco. Oltre ad essere libere, queste persone sono anche ricche, in senso vero, in senso spirituale, e anche felici.
Camogli, 20 maggio 2017
Mauro Scardovelli

domenica 21 maggio 2017

Ministra Lorenzin si dimetta quanto prima. GRAZIE Marcello Pamio

Fonte http://www.disinformazione.it
Potete ingannare tutti per un po’
potete ingannare qualcuno per sempre
ma non potete ingannare tutti per sempre.
Abramo Lincoln

 
Gentile Beatrice Lorenzin quasi giornalmente i media italiani pubblicano le sue interviste nelle quali si evince che le starebbe a cuore la salute degli italiani, di tutti gli italiani bambini inclusi.
Se questo fosse vero allora sarebbe di interesse nazionale se si dimettesse all’istante iniziando a fare la mamma a tempo pieno, così al massimo potrà fare danni pedagogici in famiglia, nella sua famiglia!
Sono convinto che il suo comportamento non sia dettato da profonda ignoranza, ma sia l’applicazione di occulte manovre impostole dall’alto, molto in alto.
Anche se ciò fosse vero però non la esonera da responsabilità personali e morali gravissime, di cui prima o poi ne dovrà rispondere...
Invece di occuparsi seriamente di cancro e delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno muoiono a seguito delle cure ufficiali e nonostante le parole e i numeri confortanti che vengono snocciolati dagli esperti in tv, cosa fa? Niente.
Invece di migliorare facendo progredire scientificamente l’oncologia rimasta arenata a teorie assurde di oltre 70 anni fa, cosa fa? Niente.
Invece di pensare alla condizione alimentare in Italia, paese che vede circa 1 milione di bambini e ragazzi obesi, il cui destino e futuro sono già segnati, cosa fa? Niente.
Invece di indignarsi pubblicamente nei confronti dei medici assassini, dei criminali in camice bianco che per soldi e cupidigia giocano con il dolore e la vita di milioni di persone, cosa fa? Niente
Invece di aprire indagini interne su primari ospedalieri, baroni universitari e dirigenti del suo stesso Ministero corrotti fino al midollo, cosa fa? Niente.
Niente di niente, perché il suo prezioso tempo lo spende per attacchi vergognosi alle medicine non convenzionali; per avvallare squallide censure mediatiche, radiazioni assolutamente ingiustificate a medici onesti e competenti, il tutto ammantato dalla priorità nazionale: rendere obbligatori i vaccini per i bambini!
E’ molto più importante vaccinare contro la volontà dei genitori piuttosto che indagare e arrestare medici delinquenti che ammazzano pazienti ogni giorno per il dio denaro.
Non va bene inviare carabinieri e guardia di finanza nelle sedi delle lobbies farmaceutiche, perché l’Arma serve per prelevare i neonati dalle loro calde culle per portarli nelle mani sapienti dei medici vaccinatori che inoculeranno loro dei veleni.
Il tutto per il bene degli italiani. Ovvio.
La fantomatica quanto ridicola “immunità di gregge” per malattie esistenti e per epidemie inventate dai media (sars, aviaria, suina, meningite e ora morbillo) è molto più importante che ripulire il sistema dai vermi contenuti nelle mele marce che stanno inquinando e marcendo la fiducia della gente nel sistema sanitario italiano.
Mai a memoria d’uomo la medicina ha toccato un punto così basso, e lei come Ministro ne ha piena responsabilità.
Anche se la Verità è figlia del tempo non staremo seduti sulla sponda del fiume ad attendere il passaggio del cadavere suo e quello di medici e dirigenti ministeriali corrotti e collusi, perché le coscienze delle persone si stanno svegliando dal letargo cerebrale. Il paradigma sta saltando e ne siete assolutamente consapevoli, e questo è il motivo per cui avete pigiato la leva dell’acceleratore attaccando tutto e tutti.
Ma non ce la farete perché sempre più organizzazioni spontanee, movimenti, comitati, associazioni si stanno formando in Italia, riunendo milioni di persone, per manifestare il diritto sacrosanto della Libertà di scelta e di cura. Basta con la corruzione e la cupidigia; basta con una medicina controllata, diretta e gestita dalle lobbies farmaceutiche in combutta con medici, dirigenti e baroni universitari corrotti e privi di coscienza.
Detto questo accetti un consiglio: prepari in fretta le valigie sgomberando il Ministero perché di danni ne ha fatti a sufficienza.

 
Con nessuna stima
Marcello Pamio

lunedì 15 maggio 2017

Dieta Km0: ha un fondamento scientifico?

Fonte  https://www.luogocomune.net
di Federico Giovannini [Fefochip]
Nel precedente articolo "La terra e il microbiota" ho focalizzato l'attenzione sul fatto che i batteri nella terra costituiscono la maggior parte della biomassa terrestre.
Di conseguenza con ogni probabilità la fertilità di un terreno è funzione della loro armonia, e quindi l'uso di diserbanti e pesticidi (ed altri inquinanti di sintesi) che percolano nel terreno certo non possono lasciare inalterato questo equilibrio di microorganismi, ponendoci di fronte a scenari ecologico/agrari che nessuno ha previsto.

Cerchiamo di unire altri puntini a questo disegno.

Dalle ricerche scientifiche sappiamo che il core-microbiota [1] non cambia e che ce ne sono di diversi tipi. Sappiamo che il core-microbiota di un bambino del Burkina Faso [2] è uguale a quello di un elefante della stessa zona. [...]
Possiamo quindi semplicemente dire che in realtà gli stessi batteri (in prevalenza anaerobi) che sono nella terra sono presenti anche nel nostro intestino e in quello degli altri animali superiori.
Ovviamente questa comunità microbica sarà modulata dalla dieta che avrà l’animale che li ospita, tanto da specializzarsi a seconda che sia carnivoro, erbivoro, onnivoro.
E’ ragionevole pensare allora, in questo scenario, che gli stessi microorganismi che colonizzano e si cibano dei nutrienti delle piante che crescono su un territorio siano anche quelli presenti nei nostri intestini.
Da qui l’idea: con ogni probabilità i cibi prodotti su terreni a noi prossimi sono cibi più facilmente riconosciuti dal nostro microbiota, perche quest’ultimo, proveniendo dalla terra su cui viviamo, è abituato a metabolizzare le piante e i nutrienti della stessa terra.
Questa considerazione apre un ulteriore punto di vista interessante sull’importanza dell’alimentazione a Km0, che sarebbe più compatibile semplicemente perché si adatta meglio al microbiota.
Un pensiero simile si potrebbe applicare ai cibi fuori stagione e leggere il tutto sempre in chiave microbiologica.
E cosa pensare invece degli OGM? Proteine sconosciute al nostro microbiota si infilano nella nostra vita, e le conseguenze attualmente non possono essere previste.
NOTE:

[1] Il core-microbiota è lo strato nativo più intimo di batteri intestinali che allo stato attuale delle ricerche non cambia durante tutto l’arco della vita.
[2] https://youtu.be/9dVEsP8DT7M?t=387

lunedì 8 maggio 2017

Fausto Carotenuto, e il vero salto che dobbiamo compiere

  Fonte  Alberto Medici
 
Ho avuto l’onore ed il piacere di assistere di persona ad una presentazione del dr. Fausto Carotenuto, che avevo già sentito dal web (www.coscienzeinrete.net), e devo dire che mi è piaciuta moltissimo. Il suo discorso fila liscio, va dritto al cuore, scioglie i nodi e dà spunti importanti di riflessione.
Voglio solo citarne uno che mi ha particolarmente colpito, anche perchè, come complottista “doc” mi sono sentito coinvolto e, manco a dirlo, sottoscrivo al 100% il suo pensiero.
Quando si pensa al risveglio, a quel processo che ormai sta prendendo moltissime persone, che si rendono conto che il mondo non è come ci pareva, e che ci dicono un sacco di bugie, si pensa ad un passaggio di una barriera, di uno spartiacque che in qualche modo divide quelli che “hanno capito“, da quelli che “ancora dormono“. Ad esempio, fra quelli che hanno capito come funziona il denaro e quelli che ancora non lo sanno; fra quelli che hanno capito come funziona la medicina e il nostro corpo, e quelli che ancora si occupano di combattere le malattie come aggressori esterni, e così via.

Esiste però un altro tipo di crescita, di salto quantico da fare che è ancora più importante: quando si capisce profondamente lo scopo della nostra vita, e il motivo per cui siamo a questo mondo, ci si rende conto che l’unica cosa che conta veramente è l’Amore: la nostra capacità cioè di operare per il bene degli altri, uscendo da un atteggiamento depredatorio, egoico, che caratterizza, se vogliamo, il bambino, incentrato solo su sè stesso e sui propri bisogni, per arrivare a quello adulto, del genitore, che sa sacrificarsi e trova maggior gioia nel dare ed occuparsi degli altri (come ben spiegato da George Lucas). Il vero spartiacque allora può essere questo:

La combinazione di questi due schemi ne suggerisce un terzo, molto interessante ed esemplificativo di dove ci si può collocare, a seconda del proprio livello di maturazione e di presa di coscienza, che indico sotto.

Nel quadro A staranno, idealmente, le persone che non si sono ancora risvegliate e che si occupano principalmente del proprio io, cercando di curare i propri bisogni ed interpretando il passaggio su questa terra come unicamente, o principalmente, un’occasione per depredare e per “portare a casa” il massimo dell’utile, o del piacere, o dei soldi, per sè stessi. Nel quadro “B” troveremo quelli che, invece, si sono resi conto del grande imbroglio, delle menzogne che ci sono state racconatate nei vari campi, allo scopo di tenerci nella paura: un primo passo verso la libertà.
Ma è il riquadro C che rappresenta il vero punto di arrivo: perchè, se non si riesce ad uscire da un’ottica di divisione e di contrapposizione, aver scoperto tutte le malefatte di questo mondo non ci serve a nulla. Al limite, tanto meglio era stare nel D, dove la crescita spirituale porta ad amare e a condividere anche senza aver compiuto nessun tipo di risveglio.
Avendo in mente questa semplice schematizzazione è forse più facile comprendere il comportamento dei poteri occulti. Ai poteri occulti può dare fastidio che la gente si risvegli (passaggio da A->B), perchè si accorgerebbe che le paire sono alimentate ad arte per tenerle prigioniere. Ma ancora più fastidio dà il passaggio da B->C ! Per questo, in alcuni casi, alcune notizie possono essere lasciate trapelare, anche se apparentemente sarebbero contrarie agli interessi dei poteri forti: perchè se, da una parte, svelano qualche malefatta, dall’altra possono essere strumentali a ravvivare sentimenti di odio, rancore, rabbia, divisione, che impediscono alla gente di maturare e crescere spiritualmente.
Per questo un comico che aizza e invita al “vaffa” day può essere strumentale ai poteri forti che opprimono: perchè, pur nella finzione di stare dalla parte degli oppressi, in realtà fa gli interessi di chi vuole impedire questo risveglio spirituale, che renderebbe le persone veramente libere e non più manipolabili. Perchè, l’abbiamo detto più volte, non c’è nessuno meno controllabile e più libero di chi ha un “gancio” in Cielo, e sta due spanne sopra alle miserie di questo mondo grazie alla propria prospettiva eterna, Molto meglio, per chi ambisce al controllo delle masse, avere degli utili idioti arrabbiati e non evoluti spiritualmente, più facili da abbindolare!
Ricordo un mio senso di frustrazione quando, appena publicato il lbro “Ingannati” ricevevo moltissimi feedback di persone che, insieme ai complimenti, lasciavano trasparire una grande rabbia, un odio che erano esattamente il contrario di quello che volevo ottenere. Da cui poi l’addendum “Papillon: manuale di fuga fai-da-teche ho inserito alla fine del libro. Perchè se il risveglio doveva essere solo l’interruttore di una rabbia, allora lo scopo era completamente perso. Lo scopo era uscire da una sorta di falsa “comfort zone” per andare in un’altra, di vero comfort, senza più odio, rabbia e divisione. Ma non l’avevo mai trovato spiegato così bene come ieri, da Carotenuto. Adesso spero sia tutto molto più chiaro.
Una conferenza di Carotenuto:


venerdì 5 maggio 2017

Ero grillino come Becchi,ma anch'io ho cambiato idea


Fonte http://www.intelligonews.it

E' scontro aperto tra Macron e Le Pen, dopo il duro confronto televisivo proseguono i veleni nell'ultimo giorno di campagna elettorale. L'ex ministro dell'economia, dato per netto favorito dai sondaggi, ha denunciato la leader del Front National per l'accusa di avere un conto alle Bahamas. La Le Pen si è difesa spiegando che era solo una domanda. IntelligoNews ne ha parlato con il professor Paolo Becchi, filosofo e accademico italiano, che prevede uno scontro sul filo di lana che sarà deciso dall'astensionismo.

Elezioni in Francia, Becchi: 'Sui conti ha ragione la Le Pen, non credo vincerà Macron'
Tra Macron e la Le Pen siamo arrivati alle denunce per la questione del conto alle Bahamas. Che idea si è fatto?

'''La Le Pen secondo me ha perfettamente ragione. I nostri giornaloni continuano a dire che Macron ha già vinto, ma io non ci credo, anche lo scontro tv per me è andato più a favore del leader del Front National che ha insistito su punti chiave fondamentale, come il lavoro. L'altro è un fantoccio delle banche e non ha personalità. Io credo che il confronto sarà molto aperto e tutto dipenderà dall'astensionismo, visto che c'è anche un ponte di mezzo e i ponti li fanno anche in Francia. Gli elettori della Le Pen sono molto più determinati e politicizzati, non è detto che quelli di Macron vadano a votare. Se ci sarà un'astensione tra il 7% e il 10% sono convinto che la Le Pen vincerà sul filo di lana. Tutti i sondaggi pubblicati sono falsi, teniamo conto di quanto è successo con Trump. Lo scandalo di Macron non è sicuramente un punto a suo favore".


 In caso di vittoria di Macron si rischia una Francia eterodiretta dall'Europa?

''Macron è il Di Maio italiano, se diventasse presidente vincerebbe l'Europa, l'euro, la Nato e l'establishment, esattamente come succederà in Italia se vincerà il Movimento 5 Stelle. L'unica differenza è che Macron ha una cultura superiore a quella di Di Maio, la sostanza non cambia".

Non le sembra un paragone un po' forzato visto che il Movimento 5 Stelle nasce come forza contro il sistema mentre Macron è un ex ministro dell'Economia che ha lavorato per Rothschild?

'''Non ci vedo nessuna differenza, è una fake news dire che il Movimento 5 Stelle è populista, ormai sono del tutto legati al sistema e la grande finanza punta tutto su di loro. Non è Renzi il Macron italiano, è Di Maio. Grillo sul suo blog lo ha scritto esplicitamente. E' esattamente lo stesso neoliberismo che ci sta distruggendo, come è successo anche in Grecia".
Una vittoria della Le Pen che ripercussioni avrebbe sull'Europa?

"Crollerebbe tutto il sistema europeo e crollerebbe anche in Italia. Se Salvini saprà sfruttarla e dare una svolta congressuale, ci saranno nuove prospettive rispetto a quelle che danno ormai per scontata la vittoria del M5S. Il voto francese influenzerà l'intera Europa e soprattutto il nostro Paese".

mercoledì 3 maggio 2017

Il nuovo ordine mondiale di Putin



Il nuovo ordine mondiale di Putin
 fonte http://sakeritalia.it
Vladimir Putin è il leader russo più popolare di tutti i tempi?
Sembra proprio di sì: in una recente indagine condotta dal Centro di Ricerca per la Pubblica Opinione di Tutte le Russie, l’indice di gradimento di Putin è salito ad uno strabiliante 86 per cento, il doppio di quello di Obama quando lasciò l’incarico nel 2016. E quel che è più sorprendente è che la popolarità di Putin ha resistito nonostante una grave crisi economica e quasi due decenni in carica. A differenza della maggior parte dei politici, la cui popolarità dura tra i 4 e gli 8 anni, l’ammirazione del pubblico per Putin è cresciuta sempre di più nel tempo.
E il fenomeno non è limitato alla Russia: secondo una recente indagine condotta dal sito di sondaggi YouGov, “Putin è il terzo uomo più ammirato in Egitto, il quarto in Cina, Arabia Saudita e Marocco e il sesto uomo più ammirato in Germania, Francia e Svezia”. E non parliamo nemmeno della Siria, dove impazza la moda di chiamare i neonati come il presidente russo.
Putin ha vinto anche il prestigioso premio della rivista Time – Uomo dell’Anno nel 2007, e nell’ultimo decennio è rimasto tra i primi dieci di quella lista. L’unico paese in cui Putin non è popolare sono gli Stati Uniti, dove viene ininterrottamente demonizzato dai media come “sgherro del KGB” o “nuovo Hitler”. Secondo un sondaggio Gallup del 2017, solo “il 22% degli Americani ha un’opinione favorevole di Putin” mentre “il 72% ha un’opinione sfavorevole di lui”.
Non c’è dubbio che gli attacchi personali dei media a Putin abbiano drammaticamente influenzato la sua popolarità. La domanda che le persone con una mentalità aperta devono farsi è se il loro parere su Putin sia il risultato di una propria ricerca, o se le loro opinioni siano state plasmate dalla scorrettezza dei media corporativi, che denigrano tutti coloro che ostacolano le ambizioni geopolitiche di Washington? Il mio consiglio a queste persone è semplicemente di leggere le parole di Putin da soli, e trarre le proprie conclusioni.
I media occidentali sostengono che Putin è responsabile di una serie di reati, tra cui l’uccisione di noti giornalisti e rivali politici. Ma è vero? L’uomo che è tanto venerato dalla grande maggioranza dei Russi, è un comune sicario mafioso che elimina i suoi nemici senza battere ciglio?
Non posso rispondere, ma dopo aver seguito la carriera di Putin (e letto molti dei suoi discorsi) da quando ha sostituito Boris Eltsin nel dicembre 1999, credo che sia molto improbabile. La spiegazione più probabile è che la politica estera della Russia ha creato ostacoli insormontabili a Washington in luoghi come l’Ucraina e la Siria, così Washington ha ordinato al suo ministero della propaganda (alias – i media) di ritrarre Putin come un malvagio tiranno e un bandito. Almeno questo è il modo in cui i media si sono comportati in passato.
La classe politica statunitense amava ovviamente Eltsin, perché Eltsin era un buffone compiacente che ha sventrato lo stato e ha ceduto a tutte le richieste delle corporazioni occidentali. Non così Putin, che ha compiuto grandi passi avanti nella ricostruzione del paese mediante la nazionalizzazione di una parte dell’industria petrolifera, affermando la sua autorità sugli oligarchi e ripristinando il potere del governo centrale.
Cosa più importante, Putin ha ripetutamente condannato la bellicosità unilaterale di Washington in tutto il mondo, infatti il ​​presidente russo è diventato il leader de facto di un crescente movimento di resistenza il cui obiettivo primario è fermare le destabilizzanti guerre di Washington e ricostruire la sicurezza globale sul principio fondamentali della sovranità nazionale. Ecco come Putin ha riassunto tutto questo al Club Valdaj:
“Non ci sono dubbi che la sovranità sia la nozione centrale dell’intero sistema delle relazioni internazionali. Il rispetto di essa e il suo consolidamento contribuiranno a rinforzare la pace e la stabilità sia a livello nazionale che internazionale… In primo luogo, occorre garantire una sicurezza uguale e indivisibile per tutti gli Stati” (Riunione del Club di Discussione Internazionale Valdaj, Il Futuro in Corso: Dare Forma al Mondo di Domani, Dall’Ufficio del Presidente della Russia)
Questo è un tema familiare di Putin, e risale al suo famoso manifesto di Monaco nel 2007, un discorso che chiunque abbia il minimo interesse per gli affari esteri dovrebbe leggere integralmente. Ecco un estratto:
“Stiamo assistendo ad un disprezzo sempre più grande per i principi fondamentali del diritto internazionale. E le norme giuridiche indipendenti stanno, di fatto, diventando sempre più simili al sistema giuridico di un singolo Stato. Uno Stato, il più importante, gli Stati Uniti ovviamente, che ha superato in ogni modo le proprie frontiere nazionali. Questo è visibile nelle politiche economiche, politiche, culturali ed educative che impone ad altre nazioni. Beh, a chi piace questo? Chi è felice di questo?…”
“Sono convinto che abbiamo raggiunto quel momento decisivo in cui dobbiamo pensare seriamente all’architettura della sicurezza globale. E dobbiamo cercare un ragionevole equilibrio tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale” (“Le Guerre non Diminuiscono”: l’iconico discorso di Putin del 2007 a Monaco di Baviera, YouTube)
Il discorso di Monaco venne fatto quattro anni dopo che Washington lanciò la sua sanguinosa invasione dell’Iraq, un’invasione alla quale Putin si oppose duramente. Il discorso mostra la maturità di pensiero di Putin che, a differenza degli altri leader mondiali, non è svelto a giudicare né a trarre conclusioni affrettate. Al contrario, si prende il suo tempo, analizza una situazione accuratamente e poi agisce di conseguenza. Una volta che si è fatto un’idea, raramente tentenna. Non è un voltagabbana.
L’opposizione di Putin al dominio mondiale unipolare, ovvero la politica autoritaria di Washington e tutti coloro che la appoggiano, non è un segno di antiamericanismo, ma di pragmatismo. L’aggressione che dura da 16 anni di Washington in Asia Centrale, Nord Africa e Medio Oriente ha solo intensificato le crisi, alimentato l’instabilità, coltivato il terrorismo e incrementato morte e distruzione. Non ci sono state vittorie nella Guerra al Terrore, solo violenza infinita e montagne di cadaveri. E soprattutto (come dice Putin) “Nessuno si sente al sicuro”.
Ecco perché Putin ha tracciato una linea nella sabbia in Siria e in Ucraina. Il presidente russo ha ora inviato truppe e aerei per fermare il comportamento aggressivo di Washington. Ancora una volta, questo non perché odia l’America o cerca lo scontro, ma perché il sostegno di Washington agli estremisti violenti richiede una risposta ferma. Non c’è altro modo. Allo stesso tempo, Mosca continua a cercare attivamente una soluzione pacifica per entrambe le crisi. Ecco ancora Putin:
“Solo dopo aver posto fine ai conflitti armati e assicurato lo sviluppo pacifico di tutti i paesi saremo in grado di parlare del progresso economico e della risoluzione dei problemi sociali, umanitari e di altro tipo…
È essenziale fornire condizioni per il lavoro creativo e la crescita economica ad un ritmo che porrebbe fine alla divisione del mondo tra vincitori permanenti e perdenti permanenti. Le regole del gioco dovrebbero dare alle economie in via di sviluppo almeno una possibilità di raggiungere coloro che riteniamo economie sviluppate. Dovremmo lavorare per equilibrare il ritmo dello sviluppo economico e rafforzare i paesi e le regioni in ritardo, in modo da rendere il frutto della crescita economica e del progresso tecnologico accessibile a tutti. In particolare, ciò contribuirebbe a porre fine alla povertà, uno dei peggiori problemi contemporanei.
Un’altra priorità è la sanità globale… Tutte le persone del mondo, non solo le élite, dovrebbero avere il diritto a vita sana, lunga e piena. Questo è un obiettivo nobile. In breve, dobbiamo costruire oggi le basi per il mondo futuro investendo in tutte le aree prioritarie dello sviluppo umano” (Riunione del Club Internazionale Valdaj)
Ecco perché penso che le storie di Putin che uccide i giornalisti sono assurdità. Sembra veramente improbabile che un uomo che crede nell’assistenza sanitaria universale, nel lavoro creativo, nel mettere fine alla povertà e nell’“investire in tutte le aree prioritarie dello sviluppo umano”, abbia ucciso allo stesso tempo rivali politici come un comune gangster. Lo trovo estremamente difficile da credere.
La parte più interessante del discorso di Valdaj di Putin è la sua analisi degli sconvolgimenti sociali che hanno attraversato l’UE e gli Stati Uniti, con conseguente diffuso rifiuto dei candidati politici tradizionali e dei loro partiti. Putin ha osservato attentamente questi sviluppi e ha espresso una grande quantità di pensieri. Ecco quello che dice:
“Con l’agenda politica già eviscerata così com’è e con le elezioni (americane) che hanno smesso di essere uno strumento per il cambiamento, ma che costituisce invece un’occasione per creare scandalo e gettare fango… E sinceramente, uno sguardo alle piattaforme dei diversi candidati dà l’impressione che siano stati fatti con lo stesso stampo – la differenza è lieve, se esiste…
Sì, formalmente, i paesi moderni hanno tutti gli attributi della democrazia: elezioni, libertà di parola, accesso all’informazione, libertà di espressione. Ma anche nelle democrazie più avanzate la maggioranza dei cittadini non ha alcuna reale influenza sul processo politico e non ha un’influenza diretta e reale sul potere…
Sembra che le élite non vedano la stratificazione sempre più profonda nella società e l’erosione della classe media… (ma la situazione) crea un clima di incertezza che ha un impatto diretto sullo stato d’animo della gente.
Studi sociologici condotti in tutto il mondo mostrano che le persone di diversi paesi e di diversi continenti tendono a vedere il futuro come torbido e scuro. Questo è triste. Il futuro non li attrae, ma li spaventa. Allo stesso tempo, le persone non vedono alcuna opportunità o mezzo per cambiare qualcosa, influenzare gli eventi e modellare la politica.
Quanto alla pretesa che le frange e i populisti abbiano sconfitto la saggia, sobria e responsabile minoranza – non stiamo parlando di populisti o simili, ma di persone ordinarie, cittadini comuni che stanno perdendo fiducia nella classe dominante. Questo è il problema…
La gente percepisce un divario sempre crescente tra i suoi interessi e la visione dell’elite dell’unico corso possibile, un corso scelto dalla stessa élite. Il risultato è che spesso i referendum e le elezioni creano sorprese per le autorità. Le persone non votano affatto come gli hanno consigliato i media ufficiali e rispettabili, né come gli hanno consigliato i partiti principali. I movimenti pubblici che di recente sono stati troppo di estrema sinistra o troppo di estrema destra si stanno prendendo la scena, e stanno spingendo da parte i pesi massimi politici.
In un primo momento, questi risultati scomodi sono stati frettolosamente dichiarati anomalie o colpi di fortuna. Ma quando sono diventati più frequenti, le persone hanno cominciato a dire che la società non capisce quelli che si trovano al potere, e che non è ancora sufficientemente matura per valutare il lavoro delle autorità per il bene pubblico. Oppure sprofondano nell’isteria e dichiarano il risultato opera della propaganda straniera, di solito quella russa” (Riunione del Club di Discussione Internazionale Valdaj)
Putin esprime alcuni punti importanti, quindi riassumiamo:
1/ Le elezioni non sono più uno strumento per il cambiamento.
2/ L’aspetto della democrazia rimane, ma la gente non ha più il potere di cambiare le politiche o il processo politico.
3/ L’impotenza politica ha portato alla frustrazione, alla depressione e alla rabbia. Sono emersi nuovi movimenti e candidati che abbracciano rimedi più estremi perché i partiti tradizionali non rappresentano più la volontà del popolo.
4/ Le élite isolate sono diventate più ottuse e non capiscono la rabbia che ribolle appena sotto la superficie di una società apparentemente tranquilla.
5/ Sempre più persone hanno paura del futuro. Non vedono speranze per sé stessi, i loro figli o il paese. Il divario fra ricchi e poveri continua ad alimentare la diffusa rabbia populista.
6/ L’elezione di Trump indica un ampio rifiuto della classe politica del Paese, dei suoi media, del suo sistema economico e delle sue istituzioni primarie.
Questa è un’analisi di prima classe da parte di un uomo che non solo ha trascorso molto tempo a pensare a queste cose, ma ha anche individuato il particolare evento da cui è emersa l’attuale crisi; la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ecco quello che dice:
“L’anno scorso, i partecipanti al forum Valdaj hanno discusso i problemi dell’attuale ordine mondiale. Purtroppo, poco è migliorato in questi ultimi mesi, anzi, sarebbe più onesto affermare che nulla è cambiato.
Le tensioni generate dai cambiamenti nella distribuzione dell’influenza economica e politica continuano a crescere… Essenzialmente, l’intero progetto di globalizzazione oggi è in crisi e in Europa, come sappiamo bene, sentiamo voci che ora affermano che il multiculturalismo è fallito.
Penso che questa situazione sia per molti aspetti il ​​risultato di scelte sbagliate, frettolose e, in certa misura, fatte con troppa sicurezza di sé da élite di alcuni paesi un quarto di secolo fa. All’epoca, alla fine degli anni ‘80 e agli inizi degli anni ‘90, c’era la possibilità non solo di accelerare il processo di globalizzazione, ma anche di dargli una qualità diversa e renderlo più armonioso e sostenibile.
Ma alcuni paesi che si sono visti vittoriosi nella Guerra Fredda non solo si sono considerati tali, ma lo hanno detto apertamente, e hanno avviato il processo riformando semplicemente l’ordine politico ed economico globale per adattarlo ai propri interessi.
Nella loro euforia essi hanno sostanzialmente abbandonarono un dialogo proficuo e alla pari con altri attori della vita internazionale, e scelsero di non migliorare o creare istituzioni universali; tentarono invece di sottomettere l’intero mondo alle proprie organizzazioni, norme e regole. Scelsero la strada della globalizzazione e della sicurezza per loro stessi, per pochi eletti, e non per tutti” (Riunione del Club di Discussione Internazionale Valdai)
Ha ragione, vero? Il progetto di globalizzazione è in crisi, e il motivo per cui è in crisi è perché tutti i vantaggi sono andati alle persone che hanno creato la politica originale, l’1 per cento. Così ora le persone negli Stati Uniti e nell’UE stanno schiumando di rabbia, stanno prendendo misure disperate per riaffermare il controllo sul sistema. Ecco cosa riguardava la Brexit; ecco cosa riguardava l’elezione di Trump; ed è proprio questo che riguarda lo scontro tra Macron e la Le Pen. Tutti e tre sono esempi della rabbia populista sommersa rivolta contro le élite che hanno imposto il loro sistema di auto-avvantaggiamento su tutti gli altri, aggravando il costante declino degli standard di vita, la grande insicurezza economica e la perdita della sovranità nazionale.
Questa è la prima volta che ho visto l’attuale ondata di turbolenza sociale fatta risalire alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma ha completamente senso. Le élite occidentali hanno visto il collasso dell’URSS come una luce verde per perseguire maniacalmente la propria agenda globale e imporre il loro modello economico neoliberista al mondo, un processo che ha accelerato notevolmente dopo l’11 Settembre. Gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle sono diventati l’evento cruciale che ha innescato la riduzione delle libertà civili, la valorizzazione dei poteri esecutivi e l’inizio di una guerra globale al Terrore. Senza essere ostacolati da un rivale serio, Washington si è sentita libera di imporre il proprio sistema amico delle corporazioni al mondo, rivedere la mappa del Medio Oriente, occupare i paesi dell’Asia centrale e rovesciare i regimi laici ovunque andasse. Il trionfalismo del capitalismo occidentale è stato riassunto nelle parole giubilanti del presidente George H. W. Bush, che ha dichiarato nel 1990, prima del lancio di Desert Storm: (D’ora in avanti) “si fa quello che diciamo noi”. Il pronunciamento è stato una dichiarazione inequivocabile della volontà di Washington di governare il mondo e di stabilire un nuovo ordine.
Ora, 27 anni dopo, gli Stati Uniti sono rimasti bloccati in Siria e in Ucraina. Nuovi centri di potere economico stanno emergendo, si formano nuove alleanze politiche e l’autorità di Washington viene apertamente contestata. Il compito di Putin è quello di bloccare i progressi di Washington, creare disincentivi tangibili all’aggressione e porre fine agli interventi stranieri. Il presidente russo potrebbe dover fare qualche passo indietro per evitare la Terza Guerra Mondiale, ma in ultima analisi l’obiettivo è chiaro e raggiungibile. Lo Zio Sam deve essere tenuto a freno, la guerra deve fermarsi, la sicurezza globale deve essere ristabilita e la gente deve essere libera di tornare alle proprie case in pace.
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Articolo di Mike Whitney pubblicato su Counterpunch il 28 aprile 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

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