martedì 17 luglio 2012

Mente funzionale,mente concettuale Ramesh S.Balsekar

Da Ramesh S. Balseker, La coscienza parla, Ubaldini, p. 85

ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE


Hai detto che anche in un jnani rimane una parziale identificazione con il meccanismo corpo-mente. In questa identificazione, rimane qualcosa di ciò che chiamiamo ‘volontà’?
No. Nel jnani manca proprio questo: la volontà personale.
Allora si può parlare di una volontà impersonale, funzionale?
Un concetto che trovo molto utile a questo proposito è la divisione teorica tra mente concettuale e mente funzionale. La mente concettuale è la mente che concettualizza, cioè l’io. Con l’illuminazione non esiste più la mente concettuale, l’io che distingue tra sé e gli altri. La mente concettuale e concettualizzante, la mente che conserva i ricordi e proietta paure, speranze e ambizioni: ecco ciò che svanisce. Ciò che resta è la mente funzionale.

Quindi la mente funzionale non ha un modello ‘etico’? Scusa, ma non sono riuscito a trovare una parola migliore.
No. La mente funzionale si occupa solo di ciò che avviene momento per momento, dell’azione in corso.
Non discrimina e non giudica tra buono e cattivo?
No.
La Coscienza parla attraverso di te. Tu pensi le cose che dici?
No.
Semplicemente, le parole escono.
Esatto.
Quindi non è la mente concettuale, ma la mente funzionale?
Sì.
Quando parlo, è come se le parole dovessero corrispondere a un’immagine di me stesso che costruisco attraverso il ricordo. Tu non fai così, vero?
Vero.
La tua, è la mente silenziosa che parla spontaneamente?
Sì, o meglio è la mente funzionale. La mente silenziosa è l’assenza della mente concettuale. È in silenzio.
Ma la mente funzionale deve continuare ad agire, altrimenti il corpo-mente non potrebbe fare niente.
La mente concettuale è quella che crea i problemi. La mente funzionale sta facendo il suo lavoro, e la mente concettuale interviene e la interrompe: “Stai facendo bene? Non c’è un modo migliore? E se sbagli? Perderai il lavoro...”. L’intrusione della mente concettuale nella mente funzionale produce ansietà, e limita l’efficienza della mente funzionale.
Se nasce la convinzione che i risultati non sono in mio potere, e che posso soltanto agire, a poco a poco la mente concettuale viene sloggiata.
La mente funzionale riprende il sopravvento e può funzionare a meraviglia senza le intromissioni della mente concettuale. Alla fine della giornata, la mente funzionale sarà sorpresa dalla velocità con cui ha svolto i suoi compiti, e senza nessuna tensione, semplicemente perché non è stata interrotta dalla mente concettuale.

Quando la mente funzionale non è disturbata dalla mente concettuale, – cioè quando c’è silenzio o assenza di dialogo interno –, la mente funzionale agisce velocemente, senza alcuna tensione, in automatico. Il dialogo interno è frutto della convinzione di poter controllare le cose, e che è bene preoccuparsi di ciò che succede, se si agisce correttamente, se si otterrà il risultato, ecc. Tutte attività inutili che interferiscono negativamente sulla prestazione. La mente funzionale, in assenza di dialogo interno, corrisponde allo stato di flusso, come descritto da M. Csikszentmihalyi negli studi sulla creatività.

Non ci sono momenti in cui devi pensare anche tu? Non fai mai i conti?
Sì, ma con la mente funzionale. Se devo prendere un aereo, la mente funzionale dice: “L’aereo parte alle ore X, devo essere all’aeroporto all’ora Y. Perciò devo uscire di casa all’ora Z”. I calcoli si fanno, ma è la mente funzionale.
E allora che cos’è la mente concettuale?
La mente concettuale è quella che genera preoccupazioni, che crea ansietà, che interferisce continuamente con il tuo lavoro: “Andrà bene? Sto facendo giusto? Otterrò una promozione? Se faccio così, ci guadagno o ci perdo?”.
Il continuo chiacchiericcio...
Sì, il chiacchiericcio è la mente concettuale. Se invece sei totalmente immerso in qualcosa, non solo nel lavoro, ma ad esempio nell’ascolto della musica, la mente concettuale è assente.
Allora, le redini sono in mano alla mente funzionale. Alla fine di due ore, ti sorprendi di aver lavorato due ore. Non c’è sforzo fisico né mentale. Forse fatica fisica, ma pochissimo sforzo e quasi nessuna tensione.

Quando la mente funzionale non è disturbata dalla mente concettuale, non c’è preoccupazione, non c’è ansia, non c’è giudizio. L’azione avviene in automatico. Non c’è autosservazione, preoccupazione per sé, per il proprio io, per la propria immagine, per i risultati. Semplicemente si fanno le cose che si devono fare, in modo rapido, efficiente, senza sforzo. Si è in stato di flusso o stato di coerenza o stato animico.
Il pensiero inutile, che commenta o critica, è assente. In fondo si tratta di un falso pensiero, perché il vero pensiero è azione svolta all’interno per soppesare, mettere le cose al posto giusto (Raimon Panikkar). Ma anche per calcolare, prevedere, progettare quando ciò è necessario. Poi basta. Tutte queste azioni interne vengono compiute dalla mente funzionale, con la massima efficienza nel qui ed ora, quando serve. Poi si forma il silenzio. Durante l’azione esterna non serve parlarsi dentro.
Stato di flusso, silenzio interiore, stato di coerenza cardiaco, stato animico, stato d’amore, sono in parte sinonimi. Si compiono le azioni giuste nel momento giusto. Si pensa quando si deve pensare, si agisce quando serve agire. Sempre nel qui ed ora, non distratti da ricordi del passato o preoccupazioni per il futuro, ma assorbiti totalmente in ciò che si sta facendo.
Pare che anche i bambini, mentre giocano, siano in un tale stato, totalmente assorbiti da ciò che fanno. In greco c’è una parola, pais, che indica sia il bambino che il gioco. E, ci avverte Carlo Sini (Le arti dinamiche), per i greci le attività ludiche sono quelle non asservite alla necessità e al tempo. In termini attuali, non asservite al sistema dei doveri e delle scadenze. Proprio per questo danno gioia (gioia e gioco hanno la stessa radice).
La persona che ha superato la comune scissione lavoro/gioco è persona realizzata.

E dietro tutto ciò, c’è sempre la Coscienza all’opera?
Precisamente.
Quando è in atto la mente funzionale, che rapporto c’è tra i due tipi di mente?
Quando è in atto la mente funzionale, non c’è nessun ‘io’. Il problema del rapporto tra l”io’ e la mente funzionale non si pone neppure. Non c’è nessun ‘io’, e quindi nessun rapporto.
Una sorta di silenziosa testimonianza?
No, no. Il testimoniare avviene solo se c’è qualcosa da essere testimoniato. Io ti sto parlando, ma tutto ciò che avviene è che la mente funzionale si occupa del parlare e dell’ascoltare. Non c’è un ‘io’ che ‘ti’ parla, né un ‘io’ che ‘ti’ ascolta. Non è così. C’è solo la mente funzionale che ascolta e che parla.
E questo non è immerso in un campo di consapevolezza?
No, non c’è consapevolezza di niente.
Si tratta di un processo o/o? Mentre è in funzione la mente concettuale, la mente funzionale lavora a un altro livello? Come quando guido: anche se dialogo con me stesso attraverso la mente concettuale, la mente funzionale guida di fatto l’automobile...
Sì.
Quindi non è un processo o/o.
No.
Ma entrambe sono attività della Coscienza.
Sì. Più progredisce l’evoluzione spirituale, più si indebolisce la mente concettuale, e più attenzione viene data alla mente funzionale. La mente concettuale, l”io’, si ritira sullo sfondo, e la mente funzionale ne prende il posto. Tutto ciò fa parte dell’evoluzione spirituale in atto.
Anche la mente funzionale giudica. Ad esempio, capisce che questi sono pomodori e si possono mangiare, e quelle sono pietre e perciò non sono commestibili.
Certo. La mente funzionale fa esattamente quello che fa la mente concettuale, salvo il fatto che la mente concettuale opera nel passato o nel futuro. Vive nel ricordo e proietta nel futuro. La mente funzionale, invece, si occupa solo del momento presente. Questa è la grande differenza. La mente funzionale si interessa del passato e del futuro solo ai fini del compito che sta svolgendo.
Però fa uso della memoria...
Certo. Se si fa una cosa pensando: “L’ultima volta ho sbagliato, questa volta correggerò l’errore”, è la mente funzionale. La mente funzionale fa uso della memoria, ma non proietta nulla nel futuro. Inoltre, usa la memoria solo in funzione del compito che sta svolgendo.
Si potrebbe dire che è simile alla mente animale?
Potremmo dire così.
Infatti l’animale fa così. Per quanto ne sappiamo, pensa in questi termini.
Sì. L’animale avverte un pericolo e reagisce. Scomparso il pericolo, la mente animale non pensa: “Questo pericolo potrebbe ripresentarsi, che tattica di fuga sceglierò?”. Finito il pericolo, è finito il problema.
L’identificazione con il corpo appartiene alla mente concettuale?
Questa è una buona domanda, e la distinzione è molto importante. Dire semplicemente: “Sono identificato con il corpo, e quindi sono in schiavitù”, è impreciso. Se sei identificato con il corpo, con il senso di un agente personale, e pensi di essere il soggetto sperimentatore e il proprietario delle tue azioni, allora sì che sei in schiavitù. Con la semplice identificazione con il corpo, non è ancora così. L’identificazione con il corpo, con la mente funzionale, è indispensabile. Forse è una distinzione astratta, ma sottile e fondamentale.
E l’immagine di sé? È prodotta dalla mente concettuale?
Certo. È la mente concettuale.
Non nasce mai dalla mente funzionale?
Non può sussistere nella mente funzionale.
Quando rispondo sentendomi chiamare, è la mente funzionale. Ma se, per rispondere, devo aspettare che si formi l’immagine di me, allora è la mente concettuale?
Sì. Se sei profondamente concentrato su qualcosa e qualcuno ti chiama dandoti dello scemo, non lo senti neppure.
C’è un libro cristiano il cui titolo suona come “L’abbandono di sé attraverso la divina provvidenza”. È la stessa cosa?
Bellissimo! L’abbandono di sé attraverso la divina provvidenza. È esattamente ciò che accade. Significa che non c’è nessun ‘io’ che possa abbandonare se stesso, ma che questo abbandono può avvenire soltanto su intervento della divina provvidenza. Non m’importa sapere chi l’ha detto, è magnifico.
Perdersi in un’azione dello stato di veglia, ad esempio perdersi in un lavoro, è testimoniare?
Sì. Comprendere e testimoniare sono un’unica cosa con la mente funzionale. Quando la mente funzionale è all’opera non c’è bisogno di testimoniare, perché la mente funzionale è naturalmente concentrata in ciò che fa. Lo paragono alla perfetta meditazione, perché non è presente né l”io’ né la durata. C’è soltanto l’azione. Poi guardi l’orologio ed esclami: “Dio mio, sono già passate due ore!”. Era assente il senso della durata. E non c’è ricordo, perché non c’è mente concettuale.
È lo stesso stato della non testimonianza durante la non attività?
Forse si potrebbe fare questo paragone, ma è meglio di no. L’unico paragone possibile è l’enorme differenza della mente funzionale che si concentra sul compito in atto senza che la mente concettuale si intrufoli e la disturbi con pensieri quali: “Sto facendo bene o male? Come ne risentirà il mio impiego? Cosa ne ricaverò?”. Senza questa intrusione, se tutto è lasciato alla mente funzionale, alla fine della giornata scoprirai di aver accumulato pochissima tensione, sia fisica sia mentale. C’è il senso di fare senza nessuno che fa.
Una storia illustra la differenza tra la mente funzionale e la mente concettuale.
Winston Churchill possedeva un cavallo con cui sperava di vincere il
Derby. Non vinse. Quando lo intervistarono, rispose: “È colpa mia. Prima della corsa ho detto al cavallo: ‘Se vinci questa corsa, non ti farò mai
più correre per tutta la vita. Avrai le giumente migliori, e nessuna preoccupazione’. Ecco l’errore. Mentre correva, il cavallo pensava ad altro”. Se pensi ai risultati di un lavoro, buoni o cattivi che siano, la mente funzionale viene ostacolata

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