martedì 31 luglio 2012

Traduzione di un antico testo egizio intagliato sulla porta d’accesso ad un sacro sito:

"Finalmente ho raggiunto il MIO traguardo e risolto il segreto della mia anima:Io sono QUELLO a cui rivolgevo le preghiere, QUELLO a cui chiedevo aiuto. Sono QUELLO che ho cercato. Sono la stessa vetta della MIA montagna. Guardo la creazione come una pagina del MIO stesso libro. Sono infatti l’UNICO che produce i molti, della stessa sostanza che prendo da ME. Poiché TUTTO è ME, non vi sono due, la creazione è ME STESSO, dappertutto. Quello che concedo a ME stesso, lo prendo da ME stesso e lo do a ME stesso, l’UNICO, poiché sono il Padre ed il Figlio. Quanto a quello che voglio, non vedo altro che i MIEI desideri, che sgorgano da ME. Sono infatti il conoscitore, il conosciuto, il soggetto, il governante ed il trono. Tre in UNO è quello che sono e l’inferno è solo un argine che ho messo al MIO stesso fiume, allorché sognavo durante un incubo. Sognai che non ero il SOLO unico e cosi’ IO stesso iniziai il dubbio, che fece il suo corso, finché non mi svegliai. Trovai cosi’ che IO avevo scherzato con ME stesso. Ora che sono sveglio, riprendo di sicuro il MIO trono e governo il MIO regno che è ME stesso, il signore per l’eternità.

lunedì 30 luglio 2012

THIERRY VISSAC le illusioni



D: Quali sono le illusioni?
TV: La prima illusione, che fonda tutte le altre, è la credenza che la vita si organizzi con la nostra intelligenza personale (controllo, potere, proiezioni sull’avvenire). Questa illusione indica che si è persa di vista l’intelligenza della Vita che organizza ogni cosa in ogni momento.
La seconda illusione che parte dalla precedente, è che siamo una persona isolata, di fronte o contro gli altri, separata da tutto e sempre in pericolo (da cui la necessità di proteggersi). Una tale percezione è causa di guerre, conflitti e violenza e conduce  all’impossibilità di essere in relazione con gli altri e con qualsiasi cosa.
La terza illusione, più dinamica, è fondata sulle precedenti e si trova nel fatto di investire la nostra energia esclusivamente nel transitorio come se le cose fossero eterne. Questa illusione conduce alla rivolta e alla sofferenza ogni volta che i nostri progetti non si realizzano.
Un’altra illusione dinamica è credere che esista uno (o altri) capace di portare felicità, o al contrario responsabile della nostra infelicità. Molte lacrime sono versate per questa credenza perchè la ricerca verso l’esterno è senza fine e sempre vana.
Infine, l’ultima illusione, particolarmente attiva nell’ambito filosofico e spirituale porta a credere nell’autorità e nella supremazia del pensiero, dell’intelletto e del giudizio. Il suo corollario consiste nel fissarsi degli obbiettivi a partire da fantasmi. Il più frequente è quello di tendere ad uno stato di beatitudine permanente e di disperarsi se non si ottiene.
D: Cosa produce il risveglio spirituale?
TV: Il risveglio spirituale, con la dissoluzione di credenze e illusioni, rivela l’intrinseca unità nostra con i movimenti della vita (contro i quali lottiamo sempre), il nostro legame con gli altri (legame velato dal senso di separazione), l’eternità dell’esistenza (al di là di progetti ed oggetti dell’universo personale). In questo risveglio realizziamo che le nostre illusioni erano la causa delle nostre sofferenze. Ma soprattutto vediamo emergere la gioia e la pace che nascono dall’accogliere ciò che è,e l’apertura del cuore che spontaneamente rilassa il mentale, la certezza  intellettuale di tutte le configurazioni  che avevamo preso per la “nostra vita”.

domenica 29 luglio 2012

Energia e liberazione sessuale Olivia Namer



Energia e liberazione sessuale di Olivia Namer
25 settembre 2010
3ème Millenarie n.82 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini
Non ho cercato niente consciamente, cercavo come tutti cercano senza saperlo, nelle frizioni della vita quotidiana. Per le grandi sofferenze l’ego ha finito per cadere in cenere, generando la percezione che noi non siamo che ENERGIA. Non è più attraverso la testa che viene l’ informazione, ma attraverso il corpo tutto intero. Grazie a questa nuova sensibilità, la relazione con il mio compagno è stata meravigliosa. Era la relazione che ci insegnava a comportarci insieme e non più il desiderio di ciascuno. L’energia di presenza veniva dalla relazione, nel rispetto dell’altro, con un desiderio evidente di non lasciare niente al caso,  guidati da quella energia che ci circondava. I nostri corpi  prendevano il tempo per avvicinarsi, tanto le pulsioni erano potenti. Nell’ascolto di queste si produce il rilassamento. E’ attraverso quell’abbandono che tutto è possibile. Non c’è giudizio da portare al desiderio del piacere, il  desiderio è un ricordo, un riconoscimento dell’origine. L’energia d’amore permette la scomparsa, per qualche momento, del pensiero e l’apparire del “essere testimone”.

sabato 28 luglio 2012

Una buona notizia


Da www.selvasorg.blogspot.it

Bolivia: McDonald's chiude e dal 21 dicembre fuori la cocacola


La CocaCola dovrà lasciare la Bolivia il prossimo 21 di dicembre. Secondo il ministro degli Esteri David Choquehuanca, questa decisione coincide con la fine del calendario Maya. Ci sarà una festa nel giorno del solstizio estivo (dell'emisfero sud). Avverrà  nell'Isola del Sole, nel lago Titicaca.
"Il 21 di dicembre segna la fine dell'epoca dell'egoísmo e della divisione. Sarà anche la fine della CocaCola, e l'inizio del mocochinche (bibita di pesca)”, ha detto Choquehuanca durante una cerimonia in cui partecipava anche Evo Morales. ”I pianeti si allineano dopo
26.000 anni [...]  è la fine del capitalismo e l'inizio del comunitarismo”, aggiunse il ministro.
Molti osservatori hanno accolto con scetticismo o con sufficienza questa decisione del governo boliviano, certo non con il livore esibito dopo la nazionalizzazione del gas, dell'elettricità o quella più recente del coltan. La Bolivia possiede giacimenti notevoli di strategico minerale indispensabile per le multinazionali della comunicazione.


Anche la McDonald ha chiuso le sue otto botteghe per mancanza di clienti. Il giro d'affari peggio nel Paese andino era in rosso. Colpa della radicata cultura gastronomica legata alle coltivazioni tradizionali del mais. I consumatori dei settori urbani erano ormai insufficienti per questa multinazionale del cibo-spazzatura, incalzata anche dalla permanente campagna educativa condotta per diffondere comportamenti alimentari più sani, legata alla produzione locale o semplicemente di "filiera corta". La bibita e il panino più cari ai globalisti, sono le prime vittime di una cultura vicina alla natura.

politica italiana : Ilva di Taranto, dove si protesta per il diritto alla cassa da morto

di Marco Cedolin

Ci sono vicende che meglio di altre riescono a rappresentare un momento storico ed una situazione sociale, incarnandone tutte le contraddizioni.

Quanto sta accadendo in questi giorni all'Ilva di Taranto é un teatro degli orrori in grado di aprire uno spaccato quanto mai esaustivo sul cortocircuito logico costituito dal mondo della crescita che posto nell'impossibilità di crescere ancora indefinitamente, decide di mangiare i propri figli degeneri, felici di assurgere allo stato di pasto, purchè il sacrificio serva a far brillare un attimo di più la stella morta del progresso.

Ma veniamo alla vicenda in sé, l'Ilva da quando esiste é sempre stata una fabbrica di morte, dispensatrice di veleni di ogni tipo, barattati al mercato delle "opportunità" con posti di lavoro ben retribuiti.

Alla luce di recenti analisi, diventate di pubblico dominio é pero emerso che i cittadini di Taranto (anche quelli che all'Ilva non hanno mai lavorato) pisciano piombo e pure un pò di cromo, tutte sostanze altamente cancerogene al di là di ogni ragionevole dubbio....


Posta di fronte a dati così allarmanti, la magistratura non ha potuto fare altro che ventilare il sequestro dello stabilimento, che sta trovando una prima esecuzione proprio in queste ore.

Gli operai, sotto la bandiera dei sindacati di Fim, Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero immediato, sono scesi in presidio di fronte all'impianto ed hanno occupato la statale per difendere il proprio posto di lavoro, acquistato fin dall'inizio al caro prezzo di un tumore.

Quali sono i diritti ed i doveri, in una società che ha ormai perso ogni coordinata, dove l'uomo é stato educato ad amare il denaro più della vita stessa, fino al punto da considerare etico sacrificare la propria famiglia dentro ad un reparto di oncologia, pur di riuscire a mantenerla "dignitosamente"?

Occorre privilegiare i diritti dei cittadini di Taranto che pur non lavorando all'Ilva pisciano piombo e sono a grave rischio di contrarre una qualche forma tumorale?

Oppurre sarebbe preferibile anteporre i diritti dei lavoratori dell'Ilva, che pisciano piombo in maniera ben più copiosa degli altri, ma sono disposti a fregarsene, purchè alla fine mese continui ad arrivare uno stipendio?

In uno stato serio e in un mondo che non girasse all'incontrario, l'Ilva sicuramente non esisterebbe più da tempo, ma in compenso sarebbe esistito un governo a farsi carico di coniugare l'esigenza occupazionale con quella di mantenere in vita i cittadini.

Nel mondo che gira all'incontrario invece, chi tenta di tutelare la salute della popolazione diventa un nemico, chi accumula profitti miliardari facendo ammalare la gente un benefattore ed i sindacati chiamano i lavoratori in piazza e li portano ad occupare le strade, solamente quando si tratta di difendere gli interessi del "padrone", scientemente dissimulati dietro ai salari barattati con il tumore. 

E si celebra la lotta di casse, da morto.

Marco Cedolin

http://ilcorrosivo.blogspot.com/
http://marcocedolin.blogspot.com/
http://ariachetira.blogspot.com/

venerdì 27 luglio 2012

La verita,Nisargadatta Maharaj

La verita,Nisargadatta Maharaj


I.:Se diceste: niente è vero, tutto è relativo, sarei d'accordo. Ma voi affermate che la verità, la realtà, la perfetta conoscenza esistono, perciò domando: di che si tratta, come fate a saperlo? E potrò mai dire: "Sì, Maharaj aveva ragione"?
M.:Ti aggrappi al bisogno di una prova. Immagini che la verità si lasci indicare e che ti si dica: "Guarda, eccola qui". Non è così. La verità non è il risultato di uno sforzo, o la fine di un percorso. È qui, ora, nella stessa tensione a cercarla. È più vicina di quanto non lo siano la mente e il corpo, più vicina dell'"io sono2 ". Non la vedi perché GUARDI TROPPO IN LA, fuori del tuo fondo più riposto. Ne hai fatto un oggetto, e t'incaponisci in prove e verifiche, che si applicano solo a cose e a pensieri.
I.:Significa che la verità è fuori della mia portata, e non sono qualificato a parlarne?
M.:Al contrario, non solo sei qualificato, ma sei la stessa verità. Purtroppo scambi il falso per il vero.
I.:Sembra un invito a non chiedere prove della verità, e a occuparmi solo del falso.
M.:Scoprire la verità significa discernere il falso. Puoi conoscere solo ciò che non è. Ciò che è, puoi solo esserlo. La conoscenza è relativa al conosciuto. In un certo senso è la controparte dell'ignoranza. Dove non c'è ignoranza, che bisogno c'è di conoscenza? Né l'ignoranza né la conoscenza esistono di per sé. Sono affezioni della mente, la quale a sua volta è un'affezione della coscienza, in se stessa immutabile.
I.:La verità è dentro o al di là della mente?
M.:Sia dentro che al di là. Spiegarlo è impossibile.
I.:È quello che sento dire sempre: "ineffabile" (anirvachaniya). Non che mi renda più saggio.
M.:È vero, spesso è un modo di coprire l'ignoranza. La mente funziona con strumenti appunto mentali, perciò non può trascendersi. Ciò che travalica i sensi e la mente, e che li fa funzionare, non può essere contenuto né dai sensi né dalla mente. Convinciti che la mente ha i suoi limiti; per oltrepassarli, devi acconsentire al silenzio.

Tutti i mondi sono nella mente




Quando la mente umana è tagliata fuori dal cosiddetto universo fisico essa ha l'incredibile capacità di creare il proprio mondo - alberi, persone, suoni, colori e odori... L'intero universo fisico non è altro che una serie di modelli di energia neuronale che prende fuoco all'interno della nostra testa.
Questa è la dimostrazione finale che tutti i mondi sono nella mente.
Michael Talbot

giovedì 26 luglio 2012

La semplicità (Jiddu Krishnamurti)



Tratto da "La ricerca della felicità"

Vorrei prendere in esame che cos'è la semplicità e, partendo da lì, arrivare magari alla scoperta della sensibilità. Noi sembriamo credere che la semplicità sia un'espressione puramente esteriore, una rinuncia: possedere
pochi beni, indossare un perizoma, non avere casa, non fare sfoggio di abiti, avere un piccolo conto in banca. Certamente, questa non è la semplicità, ma soltanto una messinscena esteriore. A me pare che la semplicità sia qualcosa
di essenziale, che però si realizza soltanto quando cominciamo a comprendere il significato dell'autoconoscenza.

La semplicità non è il mero adeguamento a uno schema. E' necessaria una notevole intelligenza per essere semplici, e non soltanto conformarsi a un determinato modello, per quanto possa sembrare degno. Purtroppo la maggior parte di noi inizia con l'essere semplice esternamente, nelle cose visibili.

E' relativamente facile possedere poche cose ed esserne soddisfatti; accontentarsi di poco e, magari, dividere quel poco con altri. Ma, una semplice manifestazione esteriore di semplicità nelle cose, in ciò che si possiede,
non implica certo la semplicità dell'essere interiore. Per come va il mondo oggigiorno, infatti, siamo indotti dall'esterno ad appropriarci di un numero sempre crescente di cose. La vita diventa sempre più complessa. Allo scopo di sfuggire a tutto ciò, cerchiamo di rinunciare alle cose, di distaccarcene - dalle automobili, dalle case, dalle organizzazioni, dai film, e dalle
innumerevoli circostanze che dall'esterno ci vengono imposte. Pensiamo che basti ritirarsi dal mondo per essere semplici. Molti grandi santi, molti grandi maestri hanno rinunciato al mondo; ma, mi sembra che una simile rinuncia da parte nostra non risolva il problema. La semplicità, che è essenziale e reale, può nascere solo interiormente; e, a partire da lì, può poi dare luogo a una manifestazione esterna. Il problema è, dunque, come essere semplici, perché la semplicità acuisce la sensibilità. E' fondamentale avere una mente sensibile, un cuore sensibile, che siano capaci di una percezione e
ricezione rapida.

E certo si può essere semplici interiormente solo se si comprendono gli innumerevoli impedimenti, legami, paure, che ci imprigionano. Ma alla maggior parte di noi piace essere prigionieri - delle persone, degli oggetti, delle
idee. Dentro di noi siamo prigionieri, anche se esteriormente sembriamo molto semplici. Internamente siamo prigionieri dei nostri desideri, bisogni, ideali, di innumerevoli motivazioni. E' impossibile trovare la semplicità se
non si è liberi dentro. E' per questo che bisogna cominciare la ricerca internamente, non esternamente.

La comprensione totale del processo della credenza, dei motivi che spingono la mente ad aggrapparsi a una credenza, è straordinariamente liberatoria.
Quando c'è libertà dalle credenze, c'è semplicità. Ma, questa semplicità richiede intelligenza, e per essere intelligenti bisogna essere consapevoli dei propri impedimenti. Per essere consapevoli, bisogna essere costantemente vigili,
non radicarsi in una particolare routine, in un particolare schema di pensiero o di azione. Dopo tutto, ciò che si è internamente influenza il mondo esterno.

La società (o qualunque forma di azione) è la proiezione di noi stessi, e senza trasformazione interiore, le sole leggi incidono assai poco sul mondo esterno; possono produrre certe riforme, certi adeguamenti, ma ciò che si è
internamente finisce sempre per prevalere sull'esterno. Se internamente si è avidi e ambiziosi, se si perseguono certi ideali, alla fine la complessità interiore turberà e sconvolgerà la società esterna, per quanto questa possa
essere attentamente pianificata.

Ecco, perché bisogna cominciare dall'interno - ma non in maniera esclusiva, non rifiutando il mondo esterno. Si arriva all'interno comprendendo l'esterno, scoprendo la sofferenza, la lotta, il dolore che esistono nel mondo; e più si indaga, più, naturalmente, ci si avvicina agli stati psicologici che producono i conflitti e le sofferenze esteriori. L'espressione esterna è
soltanto un'indicazione del nostro stato interiore, ma per comprendere tale stato interiore bisogna accostarsi ad esso attraverso il mondo esterno. La maggior parte di noi fa così. Nel comprendere l'interiorità - non esclusivamente,
non rifiutando la realtà esterna, ma comprendendola e attraverso essa giungendo all'interiorità - scopriremo che, mentre procediamo nell'esplorazione delle complessità del nostro essere, diventiamo sempre più sensibili e liberi. E' questa semplicità interiore che è così essenziale, poiché genera sensibilità.

Una mente che non sia sensibile, né vigile o consapevole, è priva di recettività e incapace di qualunque azione creativa. Il conformismo, come mezzo per conquistare la semplicità, di fatto ottunde la mente e il cuore, li rende insensibili. Qualunque forma di coazione autoritaria, imposta dallo Stato, da se stessi, dall'ideale del conseguimento di un fine, e così via, qualunque forma di conformismo, sfociano inevitabilmente nell'insensibilità, nella mancanza di semplicità interiore. All'esterno ci si può conformare, dando un'impressione di semplicità, come fanno tante persone religiose, che
praticano varie forme di disciplina, partecipano a questa o quella organizzazione, meditano in un certo modo, e così via - tutti costoro danno un'impressione esterna di semplicità, ma un tale conformismo non ha come esito la semplicità. Qualunque tipo di coazione non potrà mai condurre alla semplicità. Al contrario, quanto più ci si reprime, quanto più si
sostituisce e si sublima, tanto meno si è semplici; e viceversa, quanto più si comprende il processo di sublimazione, repressione, sostituzione, tanto maggiori sono le possibilità di essere semplici.

I nostri problemi - sociali, ambientali, politici, religiosi - sono talmente complessi che li possiamo risolvere soltanto essendo semplici, non diventando straordinariamente eruditi e intellettualmente sofisticati. Una persona semplice vede le cose in maniera molto più diretta, ha un'esperienza più immediata delle persone complesse. Le nostre menti sono talmente ingombre della conoscenza di un'infinità di dati, di ciò che altri hanno detto, che siamo divenuti incapaci di essere semplici e di avere noi stessi esperienze dirette. Questi problemi richiedono una nuova impostazione; ma questa è possibile solo se internamente siamo davvero semplici. Quella semplicità scaturisce dall'autoconoscenza, ossia dalla comprensione di noi stessi, delle  modalità del nostro pensare e sentire, dei movimenti dei nostri pensieri, delle nostre reazioni, di come ci conformiamo per paura all'opinione pubblica, a ciò che altri dicono, a ciò che il Buddha, Cristo, i grandi santi hanno detto - tutto questo indica la nostra propensione naturale ad adeguarci, a cercare la sicurezza. Quando si cerca la sicurezza, si è evidentemente in uno stato di paura e, di conseguenza, non c'è semplicità.

Se non si è semplici, non si può essere sensibili - agli alberi, agli uccelli, alle montagne, al vento, a tutte le cose che accadono intorno a noi nel mondo; se non si è semplici, non si può essere sensibili alle risonanze interne delle cose. La maggior parte di noi vive superficialmente, al livello più esteriore della coscienza; cerchiamo di essere riflessivi o intelligenti, il che è sinonimo dell'essere religiosi, oppure cerchiamo di rendere semplici le nostre menti, attraverso la coazione, la disciplina. Ma la semplicità non è questa.

Quando costringiamo il livello più superficiale della mente a essere semplice, tale coazione serve solo a irrigidire la mente, non la rende certo duttile, chiara, rapida. E' estremamente arduo essere semplici nel processo complessivo, globale, della nostra coscienza; non deve esserci, infatti, alcuna riserva interiore, bensì una determinazione a scoprire, a esplorare il processo dell'essere, il che significa essere pronti a recepire ogni implicazione, ogni cenno, essere consapevoli delle proprie paure e delle proprie speranze, esplorarle, ed esserne liberi, sempre più liberi. Solo allora, quando la mente e il cuore sono davvero semplici, non ricoperti di incrostazioni, possiamo risolvere i numerosi problemi che ci troviamo di fronte.

La conoscenza non risolverà i nostri problemi. Potreste sapere, ad esempio, che esiste la reincarnazione, che c'è continuità dopo la morte. Potreste saperlo, non dico che sia così; o potreste esserne convinti. Ma questo non
risolve il problema. La morte non può essere archiviata in base a una teoria, a un'informazione o a una convinzione. E' molto più misteriosa, molto più profonda, molto più creativa di così.

Bisogna avere la capacità di indagare su tutte queste cose con atteggiamento nuovo; solo attraverso l'esperienza diretta, infatti, i nostri problemi possono avere soluzione, e perché un'esperienza diretta sia possibile, ci deve essere semplicità, il che significa che ci deve essere sensibilità. La mente è offuscata dal peso della conoscenza, è offuscata dal passato, dal futuro.
Solo una mente che sia capace di adeguarsi al presente in continuazione, attimo per attimo, può essere all'altezza delle potenti influenze e pressioni a cui siamo costantemente sottoposti dall'ambiente che ci circonda.

Dunque, un uomo religioso non è quello che indossa una tonaca, o un perizoma, o che consuma un solo pasto al giorno, o che ha fatto innumerevoli voti di essere questo e non essere quello, bensì quello che è semplice interiormente, che non tende a diventare alcunché. Una mente simile è capace di una recettività straordinaria, perché in essa non ci sono barriere, né paure, né movimento verso qualcosa; è dunque capace di ricevere la grazia, Dio, la
verità, o quel che vi pare. Un mente che persegue la realtà, invece, non è una mente semplice. Una mente che cerca, si affanna, brancola in preda all'agitazione, non è una mente semplice.

Una mente che si conforma a un qualunque modello di autorità, interna o esterna, non può essere sensibile. E soltanto quando una mente è veramente sensibile, vigile, consapevole di tutte le proprie vicende, reazioni, pensieri, quando non tende più a diventare qualcosa, quando non plasma più se stessa per essere qualcosa, solo allora è capace di accogliere ciò che è la verità. Solo allora può esserci felicità, poiché la felicità non è un fine: è il risultato della realtà. Quando la mente e il cuore saranno divenuti semplici e dunque sensibili (ma non attraverso forme di coazione, di autorità o di imposizione), allora vedremo che i nostri problemi possono essere affrontati con molta semplicità. Per quanto complessi tali problemi
siano, saremo in grado di impostarli in maniera nuova e vederli in un'ottica differente. Ecco di cosa c'è bisogno oggi: di gente che sia capace di affrontare la confusione, l'agitazione, la conflittualità della realtà esterna in maniera nuova, creativa e semplice - non con teorie né con formule, di sinistra o di destra che siano. Ma non si può affrontare tutto ciò in maniera nuova se non si è semplici.

I problemi possono essere risolti soltanto se li si imposta in questo modo. Una nuova impostazione non è possibile se ragioniamo nei termini di precisi schemi di pensiero, religioso, politico o di altra natura. Dobbiamo liberarci di tutte queste cose per essere semplici. Ecco perché è così importante essere consapevoli, avere la capacità di comprendere il processo del proprio pensiero, avere una percezione totale di sé; da ciò scaturisce una semplicità, un'umiltà che non è virtù o esercizio. L'umiltà che si conquista attraverso uno sforzo cessa di essere umiltà. Una mente che si fa umile non è più una mente umile.

Solo quando si è umili, ma non di un'umiltà coltivata, solo allora si è in grado di affrontare i tanti problemi pressanti del
la vita, perché non ci si ritiene importanti, non si guarda alle cose attraverso il filtro delle proprie urgenze e del proprio senso di importanza; si considera invece il problema in sé e così si è in grado di risolverlo

mercoledì 25 luglio 2012

Karl Renz


 E nei suoi talks Renz, appunto, afferma di non essere lui a parlare ma il sé che parla a se stesso.

D.: La tradizione dice che il Maestro deve essere vivente, cioè in un corpo. Solo così può aiutare il discepolo a riconoscere il garbuglio della propria mente.
K.: Un Maestro può aiutare il discepolo a raggiungere la coscienza cosmica. Un insegnante che è arrivato alla coscienza cosmica, aiuta la coscienza personale ad entrare nel senza forma. Per andare dall´uno all´altro vi sono vari modi di guida. Per esempio il "neti neti" o "tu non sei il corpo" - tutte indicazioni di quello che non sei. Tutte le domande di "Chi sono io?" sono spiegate in modo che la coscienza individuale si ricongiunga con quella cosmica.
D.: Non vuoi ammettere che succede attraverso questo?
K.: Non succede mai attraverso qualcos´altro, succede solo attraverso la Sorgente. E per questo tutto quello che succede è spontaneo, sempre naturale. Non è mai condizionato. Il patto che esiste in una relazione maestro-discepolo è un finzione. In verità c´è solo la Sorgente. Da lei sorge tutto e a lei tutto ritorna. In questo sogno ci sono incontri mastro-discepolo. Ma esse non hanno effetto: quello che agisce efficacemente è la Sorgente.
D.: Ma la Sorgente agisce attraverso il Maestro. Attraverso lui agisce meglio che attraverso altre persone.
K.: No. La Sorgente agisce nelle cose in modo uguale ed unico. Non ha bisogno di specialità. Tutto quello che succede, anche il risveglio dalla coscienza individuale a quella cosmica, succede non per una qualunque causa, ma perché accade, semplicemente.
D.: In che rapporto si trova con la dedizione? Essa ha un ruolo importante nella tradizione!
K.: Che cosa ti appartiene che tu possa abbandonare? E a chi potresti darlo? Tu hai l´illusione di essere un possidente al quale appartiene qualcosa. E l´illusione che tu possa poi rendere la tua proprietà. Chi ha bisogno che avvenga una cosa simile? E a chi succede?
Se tu passi dalla coscienza individuale a quella cosmica questo è solo un passaggio di condizione. Vai da A a B. Ma chi è che fa questo passo? E chi ne ha un vantaggio? Esiste qualcuno che ne abbia uno svantaggio? Questo significherebbe che il Sé ha solo il suo stato naturale nella coscienza cosmica. La coscienza individuale sarebbe allora qualcosa di falso e transitorio. Ma entrambi sono coscienza.
Anche alla morte la coscienza individuale ha una fine. Si immette nel senza forma per poi ritornare alla prossima occasione nella forma. Entrambe sono coscienza. Una volta nel tempo, una volta nel senza-tempo. Nient´altro.  L´Assoluto non è condizionato da nessuno stato.
D.: E tu come lo sai?
K.: Nessuno lo sa. Tutto quello che dico è un concetto. L´unica cosa senza alcun dubbio è che io sono prima di qualunque concetto. So solo che non sono un concetto. E che sono. Qualunque cosa io possa essere.  Questo è solo quanto io so veramente. Devo esserci soprattutto per poter parlare di un concetto. Per questo devo essere prima del concetto. Questo è la sola cosa indubitabile. Ma ogni concetto di cui parlo rimane dubbio.

Lettera ad un censore senza nome - di Massimo Mazzucco da www.luogocomune.net

Hanno chiuso la trasmissione "Ouverture" di Davide Gramiccioli su Radio Yes. La cosa era più che prevedibile: non si può parlare liberamente di cure alternative contro il cancro, di 11 settembre, di pericolo dei vaccini, di corruzione nelle istituzioni, di scie chimiche e di preti pedofili, senza che arrivi prima o poi la classica telefonata che "consiglia vivamente" all'editore di chiudere al più presto quella trasmissione.

E siccome l'editore in questione è una figura di rilievo della sanità privata, bisogna dire che ha già avuto fin troppo coraggio nel permettere a Gramiccioli la totale libertà che lui richiede nel condurre le proprie trasmissioni. Ma gli ascolti stavano aumentando costantemente (pare che la gente - cosa curiosa - abbia una gran sete di verità in questo periodo), e quindi ad un certo punto la fatidica telefonata è arrivata.

Ed è proprio alla persona che ha fatto quella telefonata - di cui ovviamente non conosco il nome - che voglio rivolgermi.

Lei è la persona che ha fatto fisicamente da tramite fra il desiderio di qualcuno più potente di lei di liberarsi di un problema, ...

... e la effettiva chiusura fisica della trasmissione incriminata. In altre parole, ci possono essere malumori e risentimenti che aleggiano un pò dappertutto, ma prima o poi qualcuno deve alzare la cornetta e pronunciare fisicamente le parole che portino ad una risoluzione, altrettanto fisica, del problema.

Immagino che la persona più potente di lei, senza chiedere nulla di preciso, ad un certo punto abbia semplicemente espresso il suo malumore perché "questo Gramiccioli sta proprio rompendo i coglioni". E immagino che lei, altrettanto spontaneamente, si sia offerto di fare da tramite dicendo: "Non si preoccupi, conosco bene il suo editore. Gli parlo io, e vedrà che il problema si risolve."

E siccome la sanità privata in Italia vive anche grazie alle sovvenzioni statali, immagino che lei non avrà fatto molta fatica ad obbligare l'editore a fare una scelta che fino ad oggi era riuscito in qualche modo ad evitare.

Si chiama ricatto.

Dopodiché, sono altrettanto certo che lei avrà avuto un benigno "cenno di riscontro" da parte della persona più potente di lei, e che da oggi potrà aggiungere qualche privilegio in più a quelli di cui già godeva. Se ieri era soltanto un anonimo direttore regionale della multinazionale per cui lavora, da domani lei farà il grande salto, e sarà il nuovo direttore nazionale, adulato e rispettato da tutti quelli che la circondano. La sua famiglia sarà orgogliosa di lei, i suo amici si complimenteranno per il suo grande successo, e presto lei riceverà gli inviti dai salotti piu prestigiosi ed esclusivi della capitale.

Ebbene, sappia che lei avrà costruito tutto questo negando a migliaia di persone di venire a conoscenza di certe verità che riguardano in modo diretto la loro salute e la loro stessa esistenza. 

Se un giorno ci sarà una persona che morirà di cancro senza aver potuto valutare in piena coscienza le cure alternative disponibili - perchè non ne ha mai sentito parlare - lei sarà responsabile di aver limitato le sue scelte, condannandola ad una morte che magari non doveva necessariamente affrontare.

Se un giorno ci sarà un bambino che diventa autistico a causa dei vaccini, senza che i genitori siano stati informati dei potenziali pericoli di quei vaccini, lei sarà stato responsabile per non aver offerto a quei genitori la possibilità di valutare in piena coscienza le problematiche legate a questa scelta di fondamentale importanza. 

E se un giorno per caso suo figlio - le auguro di cuore che non succeda mai - contrarrà una strana malattia polmonare, per aver inalato i prodotti dell'irrorazione clandestina fatta sui cieli di casa nostra, lei sarà responsabile per aver contribuito a mantenere in atto una attività criminale che andrebbe invece interrotta immediatamente.

Certo, lei dirà che le mie sono tutte paranoie, e che in realtà tutti i problemi che ho elencato non esistono. In questo modo si sarà messo il cuore in pace, e non dovrà più confrontarsi con la voce della sua coscienza.

Sappia invece che lei è soltanto l'ennesima vittima dell'ignoranza collettiva, che viene mantenuta tale proprio grazie al sistema di censura, ricattatorio ed infame, che lei ha messo in atto per trarne un vantaggio personale.

Perchè è vero che ci può essere un sistema marcio fino alla radice, ma quel marciume sopravvive soltanto grazie alle piccole azioni quotidiane di ciascuno dei suoi membri, ogni volta che antepongono l'interesse personale a quello collettivo.

Come disse Robert Kennedy, non è più accettabile vivere in un sistema in cui i pochi costruiscono la propria fortuna sulle sfortune di tutti gli altri.

Massimo Mazzucco

martedì 24 luglio 2012

Karl Renz da www.revue3emillenaire.com


3ème: Non afferro.
Renz: Non afferri e non hai mai afferrato nulla. Cerchi di comprendere qualcosa che, in ogni caso, tu non puoi capire. Provi a percepire un mistero dell’esistenza, ma non ci arriverai mai.
Quando tu sei questo mistero, la comprensione è perfetta. Solo nell’assenza totale di un “me” che ha l’idea di comprendere, c’è la comprensione assoluta, sciolta dal minimo dubbio. Ma in presenza di questo “me” scettico, dubiterai sempre. Il “me” deve dubitare. Indubbiamente. Lascia perciò lo scettico dubitare di ciò di cui dubita.
Vedi che tutto è l’esigenza di quella totalità. Se sei madre, devi comportarti da madre. Devi preoccuparti dei tuoi figli più di chiunque. Così una parte di te è tutto amore e l’altra si dibatte, grrr! E’ questo essere una madre. E’ il suo funzionamento ed è esattamente come deve essere. Allora che fare? Nessuno può fare in altro modo. La madre non può non amare il figlio.
3ème: Le madri sono naturalmente protettive, è nei loro geni.
Renz: Sono così, protettive. Però, in nome di questa idea di protezione, a volte bisogna uccidere. Il signor Bush deve uccidere gli iracheni per proteggere gli americani, perché questi hanno bisogno di petrolio per far andare le loro auto. Lui è la madre degli americani, deve proteggerli.
Tu puoi vedere che niente è causato da un’altra persona, qualunque essa sia. E’ il funzionamento di un funzionamento. Infatti questo decolpevolizza del tutto ogni individuo. Cosa fare? Le persone devono essere come sono e non possono essere altrimenti, perché sono il funzionamento di tutto ciò che le definisce in questo sistema d’informazioni, come, per esempio, il loro programma genetico.
E’ quella la pace. La sola idea che un giorno troverai aiuto, la sola speranza che qualcuno o qualcosa ti aiuterà, che un avvenimento o una comprensione qualunque ti renderanno felice per sempre, è la guerra.
Ma, vedendo che il momento in cui sarai aiutato non verrà mai e che tu non potrai mai uscire da ciò che sei, è la pace.
Tu sei in guerra perché speri di ottenete qualcosa. Ma se vedi che non c’è niente che tu possa ottenere di qualsiasi cosa, sei già in quella pace dello spirito, perché non c’è più: “e dopo”?
Per Quello che tu sei, non è mai successo niente. Non c’è nascita e morte. Tutto è successo all’interno di un sistema di credenze, ma solo Quello che tu sei è la vita stessa. Perciò tutto quello che puoi sperimentare è morto, vuoto. Non puoi mai fare l’esperienza di Quello che è l’esperienza assoluta della vita stessa. Tu sei quel Sé che non può essere immaginato, né sperimentato, molto semplicemente, perché tutto ciò che puoi immaginare è unicamente immaginazione. “Quello” indica solo il non-nato assoluto che tu sei, che non ha mai fatto parte di un sistema di sofferenza. Ma dal momento in cui esci da Quello, assumendo una qualsiasi idea, o sistema di credenze credendola reale, incomincia la sofferenza. Per ciò che tu sei, è inaccettabile che ci sia un secondo. Ma, quando lasci quella pace assoluta, quella libertà per sposare l’idea di “un secondo”, è la guerra. Quando crei un’esistenza individuale, un essere separato, il sistema di difesa si mette in atto e il bisogno di difendere tutto ciò che è presente si manifesta.
L’idea d’esistenza individuale diventa assolutamente reale, perché tutto ciò a cui presti attenzione appare reale. Così tutto ciò che prendi per reale diventa reale; nel momento in cui prendi la separazione per reale, essa è così reale che potrà esserlo.
Quando la coscienza pure si ripiega su se stessa, come uno specchio che riflette totalmente Quello che è anteriore, è come un levar del sole interiore, ma ciò non ha causa; ciò appare e dispare indipendentemente da ogni sforzo, indipendentemente da tutto ciò che è stato fatto o non fatto. Perciò al di là di tutti i tuoi sforzi, tu sei, ma in effetti non puoi impedirti di fare degli sforzi. E questo paradosso non puoi risolverlo.
Mostrare che l’assenza d’aiuto e di non-aiuto è il paradiso è la ragione per cui sono seduto qui. Indico Quello che tu sei, l’assenza d’aiuto e di non aiuto perché non esiste secondo.
Tutto ciò che vuoi controllare ti controlla. Tutto ciò che vedi, di cui fai esperienza, non è diverso da ciò che sei. Tentare di controllare ciò che vedi, pensando di sfuggirgli, che idea sciocca! Perché tutto ciò che vuoi controllare ti chiude, ti imprigiona in un’idea o un sistema di credenze. Ogni definizione è una prigione. Solo l’assoluta assenza di ogni idea di ciò che sei o non sei e perfino l’assenza di questo, è ciò che tu sei. E’ il silenzio, la pace, una pace immensa di cui non puoi fare esperienza, perché tu sei Quello. E’ per questo che la si chiama la “nudità” dell’esistenza.
3ème: Hai un’idea di cos’è la sofferenza? Ti capita di piangere?
Renz: Spesso. Quando guardo un film triste, per esempio. Come potrei non piangere quando c’è un film del genere che fa piangere? Davvero. E’ girato da me, e se si dice che è un “melo” allora devo piangere.
Vedi che non si può evitare la compassione, perché sei Quello. Tutto ciò che vedi sei tu. Non c’è nessuna differenza tra chi fa l’esperienza, l’esperienza e ciò che è sperimentato. Quando c’è tristezza, tu sei la tristezza. Quando c’è la felicità, sei la felicità.
Tutto ciò a cui puoi pensare è ciò che tu sei. Come potresti non provare compassione per ciò che sei?

LA VITA

La vita è un lunghissimo viaggio
scegliersi una meta
un grande inganno,
non avere mete
ma tanto coraggio,
 allora  tutto è più magico,
cosi ha compreso il saggio.

lunedì 23 luglio 2012

ELEZIONI ANTICIPATE: UN’ABILE MOSSA

Da www.marcodellaluna.info
Far votare il popolo prima che si inferocisca

Mentre incalzano i declassamenti del sistema-Italia da parte delle agenzie di rating (downrating del debito pubblico, di banche, di enti pubblici), mentre lo spread si impenna, mentre le soluzioni annunciate e festeggiate vivono al più due giorni, mentre il contagio greco e spagnolo si fa sempre più pressante, si moltiplicano i contatti a tema monetario tra Monti, Napolitano, Draghi e altre entità più nell’ombra, e vengono divulgati messaggi rassicuranti: niente nuove manovre, niente crisi monetaria, niente rottura dell’Euro, interventi senza tabù da parte della BCE. Ma promesse e rassicurazioni in materia monetaria, come l’esperienza non si stanca di dimostrare, sono solitamente strumentali e mendaci.
Mettiamo ora questo quadro in relazione col tema delle elezioni e della riforma elettorale. Napolitano esige la riforma del Porcellum, onde dare (parvenza di) rappresentatività popolare al parlamento, prima delle prossime elezioni politiche. Diverse fonti ventilano un progetto di voto anticipato ad Ottobre. Monti emette ormai effati implicitamente possibilisti in tal senso. Si parla di un patto tra i partiti che lo sostengono per cambiare la legge elettorale (cioè per inventare un nuovo sistema per eleggere sempre gli stessi), impegnarsi congiuntamente a continuare l’appoggio a Monti e alla sua linea di “risanamento” quale che sia il voto dei cittadini, e poi andare alle urne in sicurezza, avendo “rassicurato i mercati e Berlino”
Mi suona molto così: “Cari titolari dei partiti responsabili, se volete rimanere ancora qualche anno in poltrona a gestire la spesa pubblica come siete abituati a fare, dovete vincolare la futura azione del futuro parlamento ad obbedire e votare le veline della BCE, dell’Eurogruppo, della Commissione,  impegnandolo sin da ora a fare tutte le riforme e le cessioni di sovranità che saranno richiesti, anche contro la logica e l’interesse nazionale; solo a tale condizione, la BCE, in deroga autocratica al suo statutario divieto a intervenire in tal senso, continuerà a intervenire sottobanco, sul mercato secondario, per comprare, cioè rifinanziare, il debito pubblico italiano evitando il default del paese.”
Un rinnovo parlamentare di questo tipo, imposto dall’estero come già lo fu il rinnovo del governo l’anno scorso, servirà ad affrontare il caldissimo autunno-inverno che ci aspetta, quando scadranno gli ammortizzatori sociali in essere ora (e si impennerà quindi il numero degli ufficialmente disoccupati), quando arriverà la seconda stangata dell’Imu, quando si faranno i conti con la moria di imprese e posti di lavoro già percepibile a chi opera in contatto con le pmi e con i lavoratori autonomi. Quando, insomma, probabilmente scoppierà la crisi sociale.
Tale fedelissimo parlamento fantoccio, necessario complemento di un governo pure calato dall’alto, potrà legiferare per reprimere la protesta popolare, per introdurre nuove tasse e misure straordinarie, per ingabbiare la nazione nelle strutture giuridiche autocratiche decise altrove, assai più affidabilmente di quanto può fare l’attuale parlamento zombie. E, nel farlo, potrà dire: “non rappresentiamo il popolo che democraticamente ci ha eletti; l’opposizione è violenza, follia, rifiuto delle regole.”
Ma soprattutto è meglio far votare la gente in autunno, prima che il bubbone scoppi, prima che succeda qualcosa di grave e duro per la vita quotidiana, prima che il governo dia ulteriori e traumatici giri di vite, prima che si sentano pienamente gli affetti della sua politica economica e del dominio tedesco. Andare al voto nel Marzo 2013 vorrebbe dire andare dare lo strumento elettorale in mano a un popolo che sarà inferocito e sfiduciato, anche verso l’UE, verso Napolitano, oltre che verso Monti e i suoi sostenitori.
Questa ipotesi spiegherebbe l’attivismo e gli sforzi in corso da parte di premier, Quirinale, BCE e ABC per turare le falle e puntellare il sistema finché non dispongano di un nuovo parlamento  a loro misura, per le loro non divulgate strategie. Spiegherebbe anche perché Berlusconi ancora non dichiara la sua linea come candidato a premier: a seconda di come andranno le cose nei prossimi mesi, a seconda che quel piano riesca oppure fallisca, dovrà presentarsi come fedele servitore dell’Europa dei banchieri, oppure acerrimo leader della lotta contro di essi.
23.07.12 Marco Della Luna

domenica 22 luglio 2012

Eric Baret la morte



3^mè  Millénarie n. 65 - Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

D: Mi piacerebbe sentire qualcosa sulla preparazione alla morte, sul suo senso, sul modo in cui si potrebbe prendere per affrontarla. E’ una domanda troppo pesante per voi?
R: No, è leggera. Non c’è scelta. Si vive esattamente come si muore e si muore come si vive. Se si vive nella paura, si muore nella paura. Se si vive in modo disponibile, si muore in modo conseguente. Dimenticate la morte e datevi apertamente alla vita. Quando avete l’opportunità di sentire la paura, dite grazie. Se la provate ora, non dovrete subirla più tardi sul letto di morte. Lasciatela parlare sensorialmente. Voi non avete paura, voi sentite la paura. A poco a poco si svuota. Quando vi capita di avere paura, se tentate con certe tecniche di minimizzarla, la rincalzate un po’ di più ogni volta ed essa vi raggiungerà al  momento della morte.
Vivere disponibili. La morte diventa un non-avvenimento e non ci pensate più. Non è necessaria nessuna conoscenza. Evitate di leggere il libro tibetano dei morti. Non rimandate più la vita preparandovi alla morte. Inutile entrare nelle fantasmagorie religiose, culturali o allora, se vi sembra indispensabile, fatelo, ma avendone coscienza che è una fantasia. Non c’è bisogno di preti né di conoscenze esoteriche.

venerdì 20 luglio 2012

Comprensione


Ho compreso,ovvero non c"è nulla da comprendere,solamente vivere.
Vivere è celebrazione,nella celebrazione,non sorgono domande,ma vi sono solo risposte.
Le domande sorgono soltanto in mancanza di celebrazione.
Partire dalle domande,è il sistema più sublime,per sfuggire le risposte,queste solo il vivere ce le può dare.
La morte è l"Ignoto,ma la vita stessa è l"Ignoto,per rispondere a quest"Ignoto,esiste una sola arte,Essere Qui e Ora.
Le domande ,il pensiero,l"ego,l"unico ostacolo che c"impedisce di praticare l"arte della vita,IL SEMPLICE VIVERE.
Il semplice vivere è MERAVIGLIOSO

martedì 17 luglio 2012

Mente funzionale,mente concettuale Ramesh S.Balsekar

Da Ramesh S. Balseker, La coscienza parla, Ubaldini, p. 85

ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE


Hai detto che anche in un jnani rimane una parziale identificazione con il meccanismo corpo-mente. In questa identificazione, rimane qualcosa di ciò che chiamiamo ‘volontà’?
No. Nel jnani manca proprio questo: la volontà personale.
Allora si può parlare di una volontà impersonale, funzionale?
Un concetto che trovo molto utile a questo proposito è la divisione teorica tra mente concettuale e mente funzionale. La mente concettuale è la mente che concettualizza, cioè l’io. Con l’illuminazione non esiste più la mente concettuale, l’io che distingue tra sé e gli altri. La mente concettuale e concettualizzante, la mente che conserva i ricordi e proietta paure, speranze e ambizioni: ecco ciò che svanisce. Ciò che resta è la mente funzionale.

lunedì 16 luglio 2012

Paura di cosa? Paura di chi?Chi ha paura?Jean-Marc Mantel


J.M.  La paura è una sensazione. Il corpo manifesta un’attitudine mentale. La sensazione di paura è creata dal mentale.
Il mentale ha il potere di creare forme che si confondono con la realtà. Il leone del sogno appare vero come quello dello zoo.
Esso ha il potere di creare un futuro che dà l’impressione d’essere la realtà. Ponendo nella memoria le informazioni di cui ha bisogno, il mentale elabora un film di cui “io” è il personaggio principale.
Così la paura è legata all’anticipazione. Immaginate la vostra mente priva di ogni anticipazione. C’è ancora una paura da sperimentare?
Se il leone viene a mangiarvi, vedrete in quel momento ciò che c’è da fare o da non fare. Non potete saperlo prima.
Quando la mente si spegne, nello spazio vacante diurno o il sonno profondo notturno, la paura è assente. Rinasce quando riprendono possesso della scena i turbinii mentali. Non è in sé il mentale che è la causa della paura, ma l’abitudine di confonderlo con la realtà. Voi non reagite allo stesso modo se una cattiva notizia è annunciata da una persona fidata o da un bugiardo incallito. Nel primo caso, sarete preoccupati, nel secondo, resterete tranquilli. E’ lo stesso scenario evocato nelle due situazioni.
L’ignoto è la più grande origine del terrore. Per questo il mentale si ostina a voler conoscere  ciò che non è conosciuto, a sapere l’istante dopo.
Per chi dunque l’ignoto è sorgente di paura? Certamente non per la coscienza- soggetto, pienezza onnipresente, libera da ogni oggetto. Ma per la persona che penso di essere, chiamata me. In effetti è “me” che è terrorizzato, e non la visione. Me designa il corpo, il mentale e la personalità, tutto ciò che la memoria ha ammassato riguardante il personaggio che credo di essere. Questo, essendo nato, deve morire. Ma quell’istante di scomparsa è l’angoscia massima, perché implica la dissoluzione di tutto ciò a cui sono attaccato.
Se l’io che è attaccato e dissolto in quel grande annientamento, chi resterà ancora per avere paura?
Quando si radica la comprensione che il personaggio me, il passato e i futuro non sono la realtà in sé, sopraggiunge una distanza.
La coscienza allora può avere un risveglio a se stessa, LUCE NON DISTRATTA DALLE MOLTEPLICI FORME CHE PROIETTA.
La fine della paura significa perciò la fine del me che ha paura, dissoluzione che avviene quando l’attenzione si applica all’istante stesso completamente. In questo istante non c’è paura, non c’è me. I due fratelli gemelli, nati insieme, scompaiono insieme.
La paura è una proiezione, che scompare quando il proiettore si spegne. Finché è acceso, il corpo è in preda al sogno che si proietta davanti a lui Quando il proiettore si spegne, il corpo si distende e si riposa nella luce dell’uno.

Daniel Odier dal libro Tantra


Più ci sforziamo di resistere,più il mondo sembra duro.Ma quando riusciamo ad accedere a noi stessi,abbandonando tutto ciò che è stereotipato,scopriamo un energia piacevole che a poco a poco ci dispensa da ogni strategia.Scopriamo che l"apertura e la presenza permettono di intendere tutto,di dire tutto,di ricevere tutto.Il TANTRIKA,lascia vivere si lascia vivere.Agisce rifiutando di essere manipolato e di manipolare gli altri.Non è più nello scontro di fragili forze,MA DI FRONTE A UNO SPAZIO APERTO CHE LE COSE ACCADONO IN MODO SORPRENDENTE

domenica 15 luglio 2012

David Ciussi

Fa’ come l’uccello.

D.C.: Per riassumere la pedagogia relazionale del viaggio da qui a qui, prendiamo l’analogia dell’uccello!
All’inizio della vita terrena sono un uccello chiuso nel mio guscio, non so di essere un uccello e che c’è un fuori! Vivo totalmente nel mio mondo interiore dipendendo dai processi ereditari e automatici della trasmissione della specie.
In seguito percepisco il mio guscio, ne esco e imparo a vivere la mia vita seguendo il modello culturale e familiare. Mi rendo conto di essere in una gabbia! E’ la via psicologica.
L’uccello trova la porta della gabbia, è già aperta! Vola nei dintorni ma ritorna al nido! (abitudine al conosciuto e a essere prigioniero). Inizio della ricerca spirituale.
L’uccello diventa il volo
non è più identificato a un oggetto o a una cosa; è l’intelligenza della via spirituale, diventa il processo vivente, il gesto di Dio, la relazione tra Dio e la sua creatura.

Sempre più stupidi

Consumare=Logorrare con l"uso,ridurre al niente
Tutta la nostra societa si fonda sul consumismo,che SIGNIFICA ESATTAMENTE DISTRUZIONE.Noi esseri fondamentalmente CREATIVI,siamo diventati l"opposto,la PUBBLICITA,sotto sotto ci dice DIVENTATE DISTRUTTIVI.
Quando la proibiremo????Certe droghe al confronto della pubblicita sono paradisiache,mi sa dire qualcuno cosa c"è di peggio della DISTRUTTIVITA UMANA???
Se uno oggi approfondisce,cosa questa quasi impossibile,in quanto EDUCATI,alla piatta superficialita,ci si accorge quale mostro è il consumismo,ma è straordinariamente ABBELLITO.Tutto ciò che è falso,non puo che essere abbellito,le cose veramente fantastiche sono belle di per se,ma aime non le scorgiamo più ADORIAMO IL FALSO.
Letteralmente stupidita (stupiditas)indica torpore, INTONTIMENTO,,,,ecco cosa ci fa la PUBBLICITA ,addirittura tanti dicono ,veramente stupenda,ecco quando sentite qualcuno dire questo ,state certi avete di fronte uno INTONTITO=Confuso,frastornato,inebitito,istupidito stordito,svampito ,svanito.
Ecco la televisione è soprattutto pubblicita,i più sono intontiti,traete voi le conclusioni.
Sentite questo profeta.


sabato 14 luglio 2012

Vecchio aforisma,nato in una notte insonne


Cosa ci può stancare? 
Il noto il conosciuto,
ma l"infinito 
è sempre nuovo.
IL NIRVANA
perciò non ha senso,
la vita è un eterno
viaggio senza scopo,
in cui chi sa
è inghiottito
nella straordinaria varietà,
dove puoi far tutto
e di sicuro non ti annoierai mai.

MAE SALONG THAILAND 09/03/2005

Questo il Gesu che mi piace di più

Vedendo il telegiornale che in continuazione parla di borsa,di MERCATO,mi son detto quando faremo come GESU' ,ma in TANTI.
La Terra è il nostro tempio,è ora di scacciare i mercanti.

venerdì 13 luglio 2012

La distruttivita del pensiero umano U.G.KRISHNAMURTI


Voi siete tutti soli - non parlo della solitudine che la gente vuole evitare - voi siete realmente soli.

Non è la realtà ultima ciò che vi interessa realmente, non gli insegnamenti dei guru, non quelli dei santi, non il mucchio di tecniche che conoscete; niente di ciò vi darà l'energia che state cercando.
Quando il movimento del pensiero finirà, quello creerà le condizioni per rilasciare le energie che sono già in voi. Non deve essere l'insegnamento dei santi. Non deve essere nessuna tecnica inventata dall'uomo - perché non c'è attrito là. Voi davvero non avete idea.

Il movimento là (indicando l'ascoltatore) ed il movimento qui (indicando se stesso) sono uno e identico. La macchina umana non è diversa dalle macchine là fuori. Entrambe girano all'unisono. Qualsiasi sia l'energia che sta agendo all'esterno di voi, è la stessa che sta agendo qui, all'interno di voi. Quindi qualsiasi energia voi sperimentiate attraverso la pratica delle vostre tecniche è un' energia provocata dall'attrito. Quell'energia è prodotta dall'attrito del pensiero. - I tentativi che fate per sperimentare quell'energia sono i responsabili delle vostre esperienze. Ma la vera energia è qualche cosa di cui non potete fare esperienza. E' giusto un'espressione della vita, una manifestazione della vita. Non occorre fare proprio nulla.

Tutti i vostri sforzi per sperimentare quell'energia prevengono la possibilità che l'energia che è già presente, e che è una manifestazione ed un'espressione della vita, esprima se stessa.

mercoledì 11 luglio 2012

Krishnamurti,voi credete nei salvatori




D.: Dio mio, che pasticcio! Come mi posso salvare?
È un ben triste destino quello che ci sta davanti!
U.G.: Voi avete l'idea che dovete salvarvi. Ma è proprio da quest'idea che dovete salvarvi! Voi credete nei salvatori. Ma è proprio da loro che dovete salvarvi. Vi dovete redimere proprio dall'idea che qualcuno venga a redimervi.
Dimenticatevi i rosari, le Scritture, la cenere sulla fronte. Quando vi accorgete di quanto sia assurda la vostra ricerca, tutta la vostra cultura si tramuta in cenere dentro di voi. Allora ne siete fuori; la tradizione è finita per voi. Non giocate più.
D.: Lo stato di non conoscenza che lei descrive si riferisce ad un altro livello di coscienza. Che cosa ha a che fare con me, che sono una persona comune e nevrotica?
U.G.: Quali livelli di coscienza? Non ci sono livelli di coscienza. La consapevolezza non è diversa nello stato di veglia e nel sonno. Anche ora, mentre siete seduti qui, state sognando. Non ci possono essere sogni senza immagini. Quando dormite nel vostro letto, lo chiamate sognare; mentre se siete seduti da qualche parte con gli occhi aperti, lo chiamate in un altro modo. Tutto qui.
U.G.Krishnamurti

martedì 10 luglio 2012

POONJA(Papaji)


Il tempo è mente. La paura è tempo. Ogni volta che c'è paura c'è il tempo. Ciò di cui stiamo parlando non è tempo, né mente, né paura. Lì non troverai né il tempo, né la mente, né la paura. La paura è solo nella dualità. Dove ci sono due, là c'è paura. Ma se sei solo te stesso non ci può essere paura, sei unicità. Non puoi trovare nient'altro. Il tempo non ti tocca, la mente non ti tocca, non c'è più desiderio, la tua mente è vuota. Questo vuoto che ti rende felice.
Non c'è differenza tra desiderio e samsara. Nessun desiderio, nessun samsara.
Poonja

sabato 7 luglio 2012

La vita è solo pensiero,un pensiero che non avra mai fine per sempre

Da il libro del risveglio,,qui
Il corpo è pensiero, la vita è pensiero, il sesso è pensiero. Voi siete pensiero e pensiero è quello che voi siete. Se non ci fosse il pensiero, voi non ci sareste. Se il pensiero non ci fosse, non ci sarebbe il mondo.
U.G.

L'universo comincia a presentarsi più come un gran pensiero che una grande macchina.

James Jeans

D.: Allora, ... la nostra difficoltà fondamentale è il pensiero...
U.G.: Non potete fare nessuna esperienza se non attraverso il pensiero. Non potete nemmeno sentire il vostro stesso corpo senza l'aiuto del pensiero. Ci sono le percezioni dei sensi, ma è il vostro pensiero che dà forma al corpo e lo definisce, altrimenti non avreste alcun modo di sperimentarlo come tale.
Il corpo esiste solo come pensiero. C’è un unico pensiero e tutto esiste in funzione di quest'unico pensiero. Questo pensiero è l'io. Tutte le vostre esperienze, basate sul pensiero, sono un'illusione. Qualsiasi cosa sperimentiate attraverso il pensiero è un'illusione.
U.G.

Lo stato anteriore alla coscienza è permanente. L'apparizione e la scomparsa spontanee, sono una qualità della coscienza.
Se ti addormenti con la consapevolezza che sei la coscienza, questo pensiero regnerà durante tutta la giornata seguente. Addormentati con la certezza che il tuo corpo è spazio. Tu soffri perché ti credi un corpo. Tieni a mente giorno dopo giorno che non sei il corpo, che sei la conoscenza, la coscienza. Dopo la morte il corpo si trasforma in spazio. Di conseguenza, perché non supporre che esso lo è già fin d'ora.
Tu non sei il corpo. Tutto ciò che appare e poi sparisce non sono che proiezioni mentali.

Nisargadatta Maharaj


D.: Cosa succede quando un essere realizzato lascia il suo corpo? Se non hanno bisogno di reincarnarsi, dove vanno?

P.: Non esiste ciò che si chiama una persona realizzata. Quando la "persona" non c'è più il Sé è realizzato. Quando non c'è "persona" la questione di andare o venire non si pone più. Il corpo è un'apparizione nel Sé. Quando il corpo sparisce, il Sé rimane com'era e com'è sempre. La realizzazione è la comprensione "non sono questo corpo che viene e va, sono quella realtà che non cambia mai, nella quale il corpo e tutto il resto appare."
Ti indico soltanto ciò che sei qui. Non andartene con il pensiero: "Penso di fare esperienza del vuoto".
Prima togli l’attività’, il fare, che è pensare e sperimentare, poi togli l'io. Allora potremo incominciare...

Sono le abitudini sopite, ereditate dalla mente e sepolte nella memoria. Quando si presentano le circostanze adatte, vengono a galla per afferrare l'oggetto. Quindi ritornano nella memoria, dove si imprimono di nuovo, per ripresentarsi nelle circostanze appropriate.
L'illuminazione ne annulla il potere, in quanto è annullata l'identificazione e "l’agente" non c'è più. È cambiata la visuale e non c'è più interesse.
Poonja





Se riusciamo a deprogrammarci, non si tratta di diventare zombie o fantasmi, ma di agire nella consapevolezza costante che stiamo vivendo un...